Scrivo a nome di tutti i ragazzi italiani che arrivano a frotte a Londra in cerca di un lavoro. Qualunque sia.
Giovani neolaureati che se avessero trovato un qualsiasi lavoro da 1.300 euro netti al mese, non sarebbero qui a pulire piatti nelle cucine in attesa che qualcuno risponda alle decine di curricula inviati (e lo scrivo con la ‘a’). Non sarebbero qui a servire caffè da Starbucks o da Costa, con orari massacranti e paga da sopravvivenza. Non sarebbero qui a dividere in 12 persone appartamenti scalcinati, con camere muffite, proprietari odiosi e vicini di casa che rientrano ubriachi alle tre di notte (e talvolta li scambiano per qualcun altro e li accoltellano pure, come è successo al povero Gioele Leotta, che era appena arrivato e lavorava in una pizzeria).

Scrivo a nome dei tanti neolaureati, che non solo non trovano lavoro in un’Italia con la disoccupazione giovanile oltre il 40 per cento, ma che vengono anche derisi dal ministro Maurizio Lupi. Il quale ieri raccontava di aver spesso scherzato con il figlio Luca, assunto dai soci della cricca: “Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture”. Purtroppo, sì. Se voleva essere una battuta, non poteva essere più infelice.

Scrivo a nome di tutti quei neolaureati a cui nessuno ha regalato un Rolex da 10mila euro per la laurea, perché papà è potente e ci serve per tenere in piedi il nostro sistema di appalti e affari con le Grandi Opere. “Io non l’avrei accettato”, ha detto il ministro, come se non avesse potuto dire a suo figlio: “purtroppo” hai un padre ministro delle Infrastrutture e questo orologio non lo puoi accettare. Ma il punto non è l’orologio, che sarebbe come guardare il dito invece della luna.

Soprattutto scrivo a nome di tutti gli italiani che vorrebbero veramente cambiare questo Paese, che ci sperano ogni volta e ogni volta prendono schiaffi in faccia dalla realtà. La vicenda Lupi non è un sassolino nello storytelling renziano del cambiamento. E’ un macigno che il premier deve rimuovere subito e senza mezze misure. Renzi lo sa benissimo, quindi agisca.

E sapete perché? Perché il figlio del ministro sistemato in questo modo è un messaggio devastante. E’ ancora e sempre il solito familismo amorale, che è ben peggio, guardate, dell’inchiesta che sta a monte. E’ confermare che se sei un neolaureato con 110 e lode al Politecnico (questo è Luca Lupi, quindi ci sta che sia anche un ragazzo in gamba), puoi trovare lavoro solo se ti apre le porte un amico di papà.

Il vero peccato di Lupi è proprio questo, aver messo il figlio Luca a lavorare nello Studio Mor, dove il proprietario Giorgio Mor è cognato dell’imprenditore Perotti, che grazie al sistema di Incalza ha la direzione dei lavori del cantiere per il palazzo Eni di San Donato. Una situazione che imbarazzava gli stessi Perotti e Mor, come dimostrano le intercettazioni dove i due erano preoccupati che la cosa divenisse pubblica.

Adesso Lupi si dispera per il figlio, sbattuto in prima pagina. Non fa pena a nessuno, caro ministro.
Lo avesse mandato a Londra a fare il cameriere da Starbucks, in attesa del posto in America dove aveva fatto domanda, il nome di suo figlio non sarebbe neppure nei trafiletti della cronaca locale.

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