Negli ultimi trent’anni, la cremazione è divenuta una delle modalità di sepoltura più utilizzate, rispetto a quella tradizionale dell’inumazione, grazie anche agli interventi normativi in materia (ad esempio la Legge italiana n. 130 del 30 marzo 2001).
In Italia, è il 19% circa della popolazione che vi opta, ma vi sono paesi dove la percentuale è al 74%.
La morte di un familiare, di una persona cara costituisce un momento di dolore e di passaggio, il cui solo pensiero è così angosciante da limitare la capacità razionale di poterlo affrontare.
Se per un breve istante cerchiamo di lasciare da parte le emozioni che la morte porta con se e riflettiamo invece sull’impatto che essa può avere sull’ambiente, emerge il significativo dato relativo agli oltre seicentomila morti in un anno in Italia, la cui sepoltura comporta il rilascio nell’ambiente di una quantità enorme di sostanze tossico-nocive prodotte dal procedimento stesso di inumazione, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Ebbene, a Barcellona, lo studio di design Estudimoliné dei fratelli Gerard e Roger, ha ideato e realizzato un’urna interamente biodegradabile (urna bios) con l’intento di diversificare le modalità della sepoltura. L’urna, completamente biodegradabile, è pensata e realizzata per essere interrata, ma la sua parte superiore è stata appositamente progettata per accogliere il seme di un albero e farlo germogliare. In questo modo le ceneri del defunto possono trasformarsi in un fiore o in un albero che la persona stessa può scegliere di divenire.
L’idea, alquanto affascinante, contempera la volontà di chi intende farsi cremare con il desiderio di ricongiungersi con la natura ed i suoi elementi.
Ad oggi oltre seimila persone hanno acquistato l’urna biodegradabile raggiungendo oltre 20 Paesi.
In Italia l’idea è stata ripresa e sviluppata dallo studio di architettura A3 Paesaggio con il progetto Arborvitae.