Nella clinica Gibiino di Catania le donne non potranno più partorire, almeno per i prossimi 90 giorni. Lo ha stabilito la Regione Sicilia che ha sospeso i ricoveri delle gestanti nella struttura a seguito del caso di Nicole, la neonata morta su un’ambulanza verso Ragusa per mancanza di posti nelle unità di terapia intensiva negli ospedali catanesi. Un caso per il quale nove persone risultano indagate per omicidio colposo. Il provvedimento è stato firmato dal dirigente generale del dipartimento Attività sanitarie ed Osservatorio epidemiologico Ignazio Tozzo e dell’assessore alla Salute Lucia Borsellino e prevede la “sospensione limitatamente alle attività di assistenza al parto in regime di ricovero”.
“Questo è uno dei primi provvedimenti – ha detto Borsellino – volti alla verifica dei requisiti delle strutture afferenti alla rete materno-infantile pubblica e privata accreditata. Nella fattispecie la clinica dovrà dimostrare di aver messo in assoluta sicurezza tutte le procedure sanitarie previste dalla legge. Non si possono e non si devono – conclude l’assessore – fare sconti a nessuno sulla sicurezza del paziente in ambito sanitario”.
All’interno della clinica, lo scorso 16 febbraio sono state riscontrate numerose irregolarità durante l’ispezione congiunta di ministero della Salute, Nas e Regione che ha segnalato in particolare cinque “gravi” contestazioni.
Innanzitutto, spiegano dall’assessorato, “la presenza insufficiente di pediatri-neonatologi, essendo solo due i medici contrattualizzati in regime libero professionale e dunque non in grado di garantire l’assistenza ordinaria e quella in emergenza come disposto dalla legge”.
Contestata anche “l’inesistenza di una cartella clinica della piccola Nicole per il trasferimento ad altra struttura: la bambina sarebbe stata accompagnata solo da una relazione manoscritta dal contenuto del tutto insufficiente”. La Regione ritiene fosse “inadeguata l’ambulanza utilizzata per il trasporto in emergenza dopo aver ritenuto di non richiedere quella del 118” e l’assessorato ha anche rilevato quelle che ritiene “incongruenze nelle comunicazioni con il 118 e un buco temporale di un’ora nella decisione del trasferimento verso Ragusa inizialmente rifiutato”. Infine, “l’inesistenza di una procedura codificata per il trasferimento del paziente in urgenza”.
La clinica Gibiino, spiega in una nota l’assessorato regionale alla Salute, deve pertanto sospendere tutte le attività e indirizzare le gestanti attualmente ricoverate ad altre strutture abilitate curando il trasferimento dopo opportuna valutazione di ogni singolo caso sotto la vigilanza dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania. Alla struttura sono assegnati termini perentori per una serie di adempimenti: entro 30 giorni dovrà far avere al Dipartimento regionale deputato al controllo un preciso piano per superare le criticità riscontrate. Ed entro dieci giorni dalla ricezione l’assessorato lo valuterà ed assegnerà i termini per il suo completamento.