L'attacco di Sabelli e la replica del capo del governo: "Frase che fa male alle istituzioni". Il Corriere: "Premier gelido con Lupi, con i suoi lo ha definito un problema". I ministro a dimettersi non ci pensa: "Mio figlio tirato in ballo ingiustamente". Ma dovrà riferire in Senato. Sel e M5s annunciano mozione di sfiducia
“I magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati“. “Triste, falso, ingiusto”. All’indomani dell’ennesimo scandalo sulle grandi opere a fare a braccio di ferro sono da una parte l’Anm e dall’altra Matteo Renzi. L’attacco è del presidente dell’Associazione magistrati Rodolfo Sabelli: “Uno Stato che funzioni – dichiara a Unomattina – dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità“. Ma in Italia è accaduto il contrario, secondo Sabelli: Il riferimento del presidente dell’Anm è a una serie di interventi legislativi che avrebbero favorito i corrotti, a cominciare dall’epoca di Tangentopoli, per arrivare nel 2002 “alla depenalizzazione del falso in bilancio e nel 2005 alla riduzione della prescrizione“. Per replicare il presidente del Consiglio aspetta una cerimonia alla Scuola superiore di polizia dove si trova insieme al ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Lo Stato non dà schiaffi a magistrati e carezze ai corrotti – dice il capo del governo – Sostenere questo avendo responsabilità istituzionali o a nome di categorie, è triste. E’ una frase falsa, ingiusta, fa male ma non per il governo di turno, per l’idea stessa delle istituzioni“. Il leader del Pd ribadisce l’impegno del governo nella lotta alla corruzione “perché non si formi uno stato di polizia ma di pulizia in questo Paese”. Che un reato arrivi a “prescrizione nega la dignità allo Stato” ed è “inaccettabile prescrivere la corruzione: per questo stiamo intervenendo”.
Il gelo di Renzi con Lupi
La questione è dunque di nuovo soprattutto politica, anche perché l’inchiesta lambisce il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Maurizio Lupi, che dalle carte dei magistrati appare molto legato a diversi personaggi che per il momento sono al centro dell’inchiesta, a partire da Ercole Incalza, il superburocrate del ministero, è citato nell’ordinanza di custodia cautelare per regali e presunti favori al figlio e un abito sartoriale a lui. E se da una parte il sottosegretario Graziano Delrio mostra prudenza (“E’ ancora presto per dare colpe”) i retroscena dei giornali raccontano del gelo del presidente del Consiglio nei confronti del ministro Ncd. Il Corriere della Sera, in particolare, parla di atteggiamento “glaciale”: Matteo Renzi ha preferito neanche chiamare il titolare delle Infrastrutture “perché sarebbe stato peggio”. Ma ai suoi collaboratori, racconta sempre il Corriere, il capo del governo avrebbe ammesso che quello di Lupi è “un problema” e che l’ideale sarebbe che Lupi stesso decidesse di fare un passo indietro.
Intanto però Sel propone a tutte le opposizioni e alla minoranza del Partito democratico “di unirsi per una mozione di sfiducia comune” nei confronti del ministro, come “atto di forza e segno di interesse reale nei confronti di un grande tema che sta scioccando questo Paese”, ha annunciato alla Camera il capogruppo Arturo Scotto. Motivazione: Lupi “ha scelto di conservare l’impianto precedente e non ha mosso un dito per modificare una legislazione che fa acqua da tutte le parti”. L’M5s ne ha già predisposta una per la Camera, perché i fatti emersi dall’inchiesta di Firenze “minano in maniera evidente la credibilità del ministro, pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere liberamente le funzioni a cui è chiamato nonché sull’opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica di primo piano e di piena rappresentanza politica, in particolare in un ruolo così rilevante, delicato ed esposto a fenomeni corruttivi”.
Su richiesta della Lega nord, la conferenza dei capigruppo del Senato ha votato a favore della richiesta di un’informativa urgente del ministro Lupi in aula. Alla quale – riferiscono fonti parlamentari – oltre al presidente del Pd, Luigi Zanda, ha votato a favore anche la rappresentante di Area popolare, Laura Biancon. Ora sarà la presidenza del Senato che prenderà contatti con il ministro Lupi per poi fissare una data per l’intervento in aula. Ma la stessa Ap alza barricate: “Assistiamo con ripugnanza all’indecente tritacarne di maldicenze contro il ministro Lupi. È inaccettabile leggere commenti di esponenti politici che si arrogano il diritto di emettere giudizi e sentenze su una persona che non è neppure indagata”, dicono i senatori di Area Popolare (Ncd – Udc), Giuseppe Pagano e Salvatore Torrisi. “Sono comportamenti barbari e vili verso un gentiluomo che ha sempre rappresentato le istituzioni con impeccabile senso del dovere”.
Domani alle 15, fra l’altro, il ministro Lupi sarà alla Camera per il question time (in diretta Rai), durante il quale risponderà a un’interrogazione presentata da Mario Catania (Scelta Civica) sul Passante Nord di Bologna.
Lupi: “Non mi dimetto”
Il punto è che lui non ci pensa nemmeno. “No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela” dice in un’intervista a Repubblica. “Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa“. Lupi torna sul Rolex che Stefano Perotti (imprenditore arrestato, ndr) ha regalato al figlio Luca per la laurea: “L’avesse regalato a me – dice il ministro – non l’avrei accettato”. Lupi poi si sofferma anche sull’intercettazione in cui aveva minacciato la crisi di governo: “Era una battaglia politica, non difendevo la persona”, “ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione”. “Al telefono con Incalza – racconta Lupi – ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche“, “dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero”. Le intercettazioni sul viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini? “Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro”. “Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro”.
Sempre nell’intervista a Repubblica, Lupi ha difeso Incalza definendolo “uno dei tecnici più stimati del settore, anche in Europa ce lo invidiavano”. Un’affermazione che gli costa una stoccata da parte della vicepresidente Pd del Senato Linda Lanzillotta, che twitta: “Infrastrutture: ultimi 20 anni con Incalza costi lievitati e opere non finite. E Lupi dice:ce lo invidiavano in Europa!”.