“Sono dati incoraggianti quelli dell’Inps, adesso dobbiamo aspettare alcuni mesi per constatare gli effetti a lungo termine. Se il riassorbimento dei cassaintegrati si unirà a nuovi contratti e alla stabilizzazione dei precari siamo sulla strada giusta”. Così il ministro Giliuliano Poletti commenta la notizia delle 76 mila aziende pronte ad assumere grazie agli sgravi fiscali sui i nuovi contratti a tutele crescenti. Meno entusiasta è la segretaria della Cgil Susanna Camusso: “Vedremo per quanto tempo saranno assunti, perché non vorremmo che tutto si determinasse poi in un finanziamento a licenziare a minor costo”. Se il Jobs act promuove il contratto a tutele crescenti però non cancella forme di precariato come il co.co.co., a dispetto delle promesse del governo. Ad Italia Lavoro, agenzia legata al ministero, il contratto a tutele crescenti non risulta vantaggioso e i 794 precari resteranno collaboratori anche per i prossimi anni. “E’ un’agenzia privata, assume con le forme contrattuali necessarie, il lavoro subordinato sarà contrattualizzato secondo le regole, ma necessita anche di collaboratori per brevi periodi“, spiega il ministro Poletti. Insomma i cococo ci saranno se servono. “Era una delle questioni poste dal sindacato, sapevamo che con quella formulazione si cancellava parte della legge 30, ma non la norma sui contratti coordinati e continuativi- replica la Camusso – e siamo molto preoccupati per la situazione nella pubblica amministrazione dove i lavoratori sono in concorrenza fra loro in condizioni difficili, tutte cose che dimostrano che non c’è la volontà di combattere la precarietà” di Irene Buscemi
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