Sarah Burton, che dopo la sua morte è stata chiamata a occuparsi della parte creativa del brand, ha dichiarato: “L'esposizione è una celebrazione del designer più estroso e di talento del nostro tempo. Alexander era un genio e un vero visionario che allargò confini, accettò sfide e ispirò altri. Credeva nella creatività e nell’innovazione, il suo talento era senza limiti”
Alexander McQueen era un genio, con tutte le contraddizioni che essere un genio comporta. Una carriera nella moda avviata quando era ancora un ragazzo, l’olimpo raggiunto a trent’anni, l’uscita di scena a soli quarant’anni. Ma ora il mito rivive negli spazi del Victor&Albert Museum di Londra con “Savage Beauty”, una mostra interamente dedicata alle sue creazioni che resterà aperta al pubblico fino al 2 agosto. Dopo il passaggio al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, la retrospettiva arriva per la prima volta in Europa. E McQueen ne sarebbe stato felice: “Il Victor&Albert Museum è il tipo di posto in cui mi piacerebbe restare chiuso durante la notte”, aveva raccontato una volta. Un luogo centrale anche nella sua crescita artistica: “Alexander ha presentato qui il suo lavoro durante la sua vita e studiò le collezioni di sartoria, pittura, arte, fotografia e libri del museo come fonte d’ispirazione per i suoi disegni visionari”, spiega Martin Roth, direttore della galleria.
D’altronde per lui la capitale inglese è stata sempre il posto in cui tornare, l’epicentro della sua vita e della sua carriera. Nato e cresciuto nell’East End, lo stilista ha lasciato la scuola a quindici anni per andare incontro alla sua unica vocazione: la moda. Poi le esperienze all’estero (tra cui un passaggio in Italia da Romeo Gigli) e la consacrazione, arrivata con il diploma al prestigioso Central Saint Martins School. Proprio a questo periodo della sua vita il V&A dedica un’intera ala dell’esposizione del tutto inedita. Rispetto alla retrospettiva newyorchese, infatti, sono stati aggiunti trenta abiti, per un totale di duecento capi e accessori, in molti casi pezzi rarissimi, prestati da privati e collezionisti. Il tutto è stato allestito in chiave drammatica, cercando di riprodurre le magiche atmosfere che McQueen era in grado di dare alle sue sfilate.
Il simbolo del suo estro sono le eccentriche scarpe Armadillo disegnate nel 2009: trenta centimetri di altezza capaci di rubare la scena perfino a Lady Gaga, l’unica ad avere il coraggio di indossarle. Perché McQueen respirava alta moda e l’alta moda è arte, non comodità. Ecco perché le immagini delle sue creazioni facevano il giro del mondo: lo stilista inglese sapeva ancora lasciare tutti a bocca aperta, grazie ai copricapi di farfalle o alle forme architettoniche dei suoi abiti. A lui piaceva pensare che fossero sogni, “scelgo sempre percorsi che nessuno ritiene possibili”, raccontava. La sua carriera, lunga più di vent’anni, si è spezzata l’11 febbraio del 2010, quando ha deciso di mettere fine alla sua vita nella sua casa londinese. Sarah Burton, che dopo la sua morte è stata chiamata a occuparsi della parte creativa del brand, ha dichiarato: “Savage Beauty è una celebrazione del designer più estroso e di talento del nostro tempo. Alexander era un genio e un vero visionario che allargò confini, accettò sfide e ispirò altri. Credeva nella creatività e nell’innovazione, il suo talento era senza limiti”.