Alla corte di Ercole Incalza andavano in processione per ottenere grandi appalti, resi tali anche da un direttore compiacente che gonfiava i costi e che era sempre lo stesso, Stefano Perotti. Così i pm di Firenze negli atti dell’inchiesta che vede Incalza e Perotti soci di fatto uniti da un ‘patto criminale’ tale da alterare le leggi del mercato e da causare un aumento del debito pubblico italiano.

In processione da Incalza, rituali di sottomissione
“Incalza dirige con attenzione ogni grande opera controllandone l’evoluzione in ogni passaggio formale”, scrivono i pm di Firenze. “E’ lui che predispone le bozze della legge obiettivo, è lui che, di anno in anno, individua le grandi opere da finanziare e sceglie quali bloccare e quali mandare avanti”. Da lui “gli appaltatori non possono prescindere e, come in una sorta di processione che evoca antichi rituali di sottomissione accompagnati dal Perotti, si presentano alla sua corte per ingraziarsi la sua benevolenza”.

Perotti direttore lavori compiacente, gonfia costi
Nominato da Incalza, Stefano Perotti è stato “un direttore dei lavori compiacente verso l’impresa esecutrice delle opere” ciò ha consentito “sistematicamente che l’importo dei lavori si gonfiasse a dismisura“. Incalza “suggerisce all’appaltatore il nome del direttore dei lavori, nome che ‘casualmentè – ironizzano i pm – è sempre lo stesso”, cioè Perotti, “chiave di lettura delle vicende delle grandi opere italiane degli ultimi vent’anni, delle ragioni delle lungaggini, della lievitazione dei costi, dell’assenza dei controlli nella regolazione dei subappalti”.

‘Gruppo Incalza’ è concausa debito pubblico
Il gruppo, l’organizzazione che per venti anni ha gestito gli appalti pubblici in Italia, secondo i pm di Firenze, “può essere considerata una delle cause, se non la principale, della lievitazione abnorme dei costi, della devastante distorsione delle regole della sana concorrenza economica, di efficienza e trasparenza e non da ultimo dell’aumento esponenziale del debito pubblico nazionale“.

Incalza influenza il ministero anche dopo sua uscita
“Quel che preme sottolineare è il fatto che, ancorché Incalza abbia cessato il proprio incarico ministeriale, lo stesso continua a frequentare il ministero e ad esercitare la propria influenza“: lo scrivono i pm di Firenze. “Dalla fine di gennaio 2015 Incalza ha formalmente cessato la sua attività alla Struttura di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Già dai primi di dicembre 2014 ci sono conversazioni telefoniche sul tema. In un primo momento vi è stato un tentativo di addivenire ad una modifica normativa che consentisse a Incalza di proseguire nella sua attività per tutto il 2015. Tale modifica è stata introdotta ma Incalza ha ritenuto di non usufruirne, per evitare di fomentare polemiche intorno alla sua persona e perché, trattandosi di intervento legislativo privo di copertura finanziaria, non avrebbe potuto percepire alcun compenso”.

Incalza-Perotti, “patto criminale che dà enormi utilità”
Incalza e Perotti “hanno sempre operato quali soci di fatto in forza di un patto criminale grazie al quale hanno congiuntamente conseguito enormi utilità”. Perotti, scrivono i pm, “è stato in grado di ottenere una serie notevole di incarichi professionali di importi stratosferici in forza del suo ‘specialè rapporto con Incalza”. Solo come direttore dei lavori della Tav Firenze-Bologna tra il ’96 e il 2008 Perotti ha ricevuto 68 milioni di euro.

Miriade di ditte in subappalto vicine a mafie
“Nelle grandi opere l’effettiva esecuzione dei lavori è in gran parte in mano ad una miriade di ditte subappaltatrici, spesso contigue alla criminalità mafiosa”: lo rilevano i pm. Per esempio la gestione dello smaltimento dei rifiuti dei cantieri della Tav di Firenze è stato affidato a diverse ditte che facevano capo però alla “Ve.ca Sud di Maddaloni, impresa vicina ai Casalesi“.

Nodo Tav Firenze, costi raddoppiati ma “piscia dappertutto”
Per la progettazione del nodo Tav di Firenze fu chiesto a Rfi un importo di 42,7 milioni quando ne sarebbero bastati la metà secondo i passaggi di incarico tra una società e l’altra e alla fine sono state anche fornite “prestazioni scadenti ed inadeguate”. Quando Perotti rischia di perdere il lavoro per la negligenza con cui ha condotto la direzione dice pure: “Questo non è corretto”. I pm sottolineano che Nodavia prese l’appalto per 42,7 milioni e poi affidò l’incarico alla Dilan di Stefano Perotti per 21,7 milioni. Dalle intercettazioni risulta che fu riferito a Perotti come Rfi avesse espresso “giudizi molto pesanti”. “Abbiamo un problema importante sul sottopasso, piscia dappertutto, anche la direzione lavori, non c’è traccia di azioni fatte e non fatte” e invece “risulta tutta pagata”

Aggiornamento del 15/12/2021
In data 23 settembre 2016, il gip presso il Tribunale di Firenze ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti di Stefano Perotti, Corinne Perotti, Philippe Perotti, Christine Mor ed altri.

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