“Marciare divisi e colpire uniti”. Capovolgendo il celebre motto, poi adottato dai movimenti extraparlamentari, la sinistra ligure sceglie di presentarsi alle elezioni regionali sotto la bandiera del “marciare (apparentemente) uniti e colpire divisi”. Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e parlamentare del Pd in quota ai civatiani, ha accettato la candidatura offertagli da Sergio Cofferati, il maitre a penser di Rete a Sinistra. Pastorino ha annunciato che lascerà il partito democratico, cosciente che la sua discesa in campo contro il candidato ufficiale del partito, la spezzina Raffaella Paita, a norma di statuto gli sarebbe costata l’espulsione. “Ma non mi candido come l’anti Paita”, precisa Pastorino. “Il mio obiettivo è proporre un modello alternativo di sviluppo per la Regione Liguria”. Precisamente lo stesso obiettivo dichiarato da Giorgio Pagano, l’altro sfidante della Paita. Possibilità di riunire le forze prima della tenzone? Pastorino: “Non gli chiederò di fare un passo indietro. Con lui e il suo schieramento mi piacerebbe costruire un programma nuovo, alternativo, in una nuova visione della Liguria”. Replica a distanza di Pagano. “Se si trova l’accordo sul progetto il problema del nome del candidato non esiste. Se la candidatura di Pastorino non fosse arrivata all’ultimo momento e non fosse arrivata da Bruxelles sarebbe stato meglio”. Per ora dunque si marcia divisi. Ma domani chissà.
Scegliendo Pastorino come candidato di Rete a Sinistra, Sel (ma gli spezzini finora appoggiano Pagano) civatiani e frammenti della dissidenza del Pd, Cofferati ha fatto un commento che svela le sue strategie profonde: “La candidatura di Pastorino è l’inizio di qualcosa di nuovo anche a livello nazionale”. L’ex segretario della Cgil, uscito a gennaio dal Pd dopo la contestata sconfitta alle primarie del partito contro Paita, auspica che anche i civatiani brucino i ponti alle spalle e lascino il Pd. Cominciando in qualche Regione prima di fare il passo a Roma. Obiettivo finale: costruire un partito della sinistra alternativo al Pd. Cofferati non lo dice ma il piano è evidente.
Intanto la sinistra si presenterà con due candidati allo scontro con Paita. L’altro alfiere dello schieramento che si oppone alla delfina del governatore uscente Claudio Burlando, l’ex sindaco della Spezia Giorgio Pagano, per bocca di don Paolo Farinella, il suo king maker, fa sapere di non considerarsi e di non voler essere etichettato come il candidato della sinistra. Semmai è l’espressione, al di fuori di partiti e partitini, della società civile priva di rappresentanza politica, desiderosa di voltare pagina nella lutulenta gestione politica della Regione Liguria. E tuttavia Pagano ha riscosso l’appoggio di Altra Liguria, di Lista Tsipras e dei Verdi, nonché di movimenti della società civile. Con qualche distinguo. Non tutti i fronti sono netti e definiti, persiste una residua zona liquida che vede Sel e Rifondazione spaccate su Pastorino. Il coordinatore ligure di Sel, Marco Ravera, si è espresso a favore di Giorgio Pagano: “E’ già in campo, gli elettori non capirebbero un’altra candidatura”. L’altra Europa spinge per Pastorino. L’imminente vertice tra Altra Liguria e Rete a Sinistra dovrebbe diradare le ultime ombre. O mandare all’aria le alleanze appena dichiarate.
Nella confusa contesa i due segretari locali del Pd, Lunardon e Terrile, si allineano all’appello lanciato da Raffaella Paita per l’unità del partito, letto da qualcuno alla stregua della promessa di una distribuzione equanime di poltrone e cariche ai dissidenti, qualora rientrino nei ranghi. “Nessuna operazione politica alla sinistra del Pd ha reali possibilità di vittoria e l’unica conseguenza sarà di indebolire il centrosinistra e di favorire la destra, quella di Rixi”, dicono i due responsabili. “La maledizione della sinistra è che c’è sempre uno che pensa più a sinistra di te”.
Frattanto, don Farinella ammette di aver ricevuto una telefona dal cardinal Bagnasco, ma nega di aver incassato l’ultimatum: “Ora basta politica dall’altare”: “Gli ho spiegato che esiste un movimento di pensiero che ha trovato ospitalità in chiesa, come è giusto. Dopo la candidatura di Pagano, ho fatto un passo indietro”. Nessuna adesione dunque a qualsivoglia partito, “cosa che la Chiesa non permette”, ammette don Farinella. “Ma continuerò a fare opinione. Il fatto di essere un prete non mi rende un minorato sociale, resto un cittadino”.