Erano assunzioni necessarie per evitare la paralisi della società, come dice il commissario di Sicilia e-Servizi, Antonio Ingroia, che ha firmato le lettere dopo un parere positivo dell’avvocatura dello Stato, oppure atti contra legem compiuti con “dolo intenzionale”, come sospetta il gip Matassa che ha imposto alla procura di iscrivere nel registro degli indagati per abuso d’ufficio i nomi di Ingroia, del governatore Rosario Crocetta, dell’ex ragioniere generale della Regione, Mariano Pisciotta, e di sei assessori della prima giunta regionale?

Lo scoprirà l’inchiesta che indaga sulle 76 assunzioni compiute dal suo predecessore e avallate dal ragioniere generale Mariano Pisciotta e da sei ex assessori che autorizzarono il “via libera”. Nel rapporto la Guardia di Finanza ipotizzava l’abuso, sostenendo che i 74 dipendenti trasferiti dal socio privato a quello pubblico vennero reclutati in violazione del blocco delle assunzioni, ma la procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento “contro ignoti” non ravvisando alcun reato; il gip ha però rigettato la richiesta. Governatore, ex pm ed ex assessori sono indagati anche dalla Corte dei conti, che ha ravvisato un danno erariale di 2 milioni di euro.

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Aggiornamento del 16 agosto 2016: il procedimento per abuso d’ufficio per le assunzioni in Sicilia e-Servizi a carico di Rosario Crocetta e dell’ex pm Antonio Ingroia, presidente della società partecipata della Regione, è stato archiviato. Il gip di Palermo Fernando Sestito ha accolto la richiesta del pubblico ministero. “Giustizia è fatta – è il commento di Ingroia – La magistratura palermitana, dopo una lunga ed approfondita verifica, che nessuno potrà più contestare, ha messo la parola fine ad una vicenda giudiziaria che si è prolungata fin troppo”. Per l’ex pm, il giudice ha riconosciuto che nelle assunzioni del dicembre 2013 “non c’era alcun fine di assicurare vantaggi patrimoniali a chicchessia, ma solo l’interesse dei siciliani a scongiurare la paralisi informatica della Sicilia e dei suoi servizi essenziali dipendenti dall’informatica”. Una “scelta obbligata – secondo Ingroia – avallata non solo dalla giunta regionale ma anche dall’Avvocatura dello Stato e, successivamente, da varie sentenze della magistratura del lavoro di Palermo che ha dichiarato obbligatorie quelle riassunzioni”.

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