Non so se è il caso di brindare, ma certo la tentazione a festeggiare è molto forte. Siamo arrivati a un momento decisivo per quanto riguarda l’approvazione di una legge quadro nazionale che disciplini le unioni civili in Italia, e tutto pare incanalarsi secondo una prospettiva positiva e per una volta per nulla frutto del compromesso.
Questa, permettetemi, è una notizia, visti i chiari di luna passati e i timori che i falchi del cattolicesimo e della tradizione, presenti sia all’interno del governo che nel Partito democratico, potessero metterci becco. Invece, come conferma oggi la senatrice Pd Monica Cirinnà – relatrice del provvedimento noto come “disciplina delle unioni civili” e che tra i primi firmatari riporta i senatori Manconi e Corsini – nessun compromesso è stato accettato nel testo che sta per uscire dalla Commissione giustizia del Senato.
Ci sarà non solo il riconoscimento dell’unione omosessuale, ma anche le adozioni gay e la reversibilità della pensione per il coniuge. Una vittoria, come dicevo. Una conquista, che dovrebbe far contente tutte le menti progressiste e all’avanguardia di questo Paese, che a sua volta, oggi, si risveglia più moderno e in grado di guardare a testa alta i suoi vicini.
Qualcuno, in questa Legislatura, ha parlato spesso di “gufi”. Io non voglio usare lo stesso termine, ma è certo che per come oggi è incanalato il provvedimento, quelli che avrebbero voluto che la legittimazione dei mtrimoni gay in Italia nascesse più annacquata e meno progredita, devono tacere! I ‘moderati’, strenui difensori di un’idea passata di focolare domestico, hanno il benservito.
Come riferisce la senatrice Cirinnà, lunedì 16 marzo, il testo è stato approvato da Renzi: il Partito democratico al suo completo ha espresso parere favorevole. Le nubi che si erano addensate dopo la notizia dell’eliminazione dell’emendamento Puglisi, che apriva alle adozioni per i single, nell’ambito della legge sui diritti dei minori, tendono ora a diradarsi. Per fortuna quel gesto non anticipava un colpo di mano contro la step-child adoption, che abbiamo visto rimane come passaggio centrale della legge.
Lo si scopre andando a recuperare l’ultima versione del testo del provvedimento, quello che sarà approvato definitivamente la prossima settimana, in sede di presidenza della Commissione giustizia e che successivamente farà il proprio ingresso in Parlamento.
“I figli delle parti dell’unione civile, nati in costanza dell’unione civile, o che si presumano concepiti in costanza di essa secondo i criteri di cui all’articolo 232 del codice civile, hanno i medesimi diritti spettanti ai figli nati in costanza di matrimonio”, ecco cosa recita inoltre l’articolo 14 sui “Diritti dei figli e concorso all’adozione o all’affidamento”: “Le parti dell’unione civile possono chiedere l’adozione o l’affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi”.
A questo punto la parola è alle Camere. È probabile che i contrari propongano un buon numero di emendamenti, ma la sostanziale assenza di tentennamenti con la quale il testo è stato valutato in sede di Commissione, non sembra lasciare spazio a modificazioni significative. Certo, le forze autenticamente riformiste e progressiste lo dovranno difendere, così com’è! Ma sento che è il momento di avere fiducia. Forse, per questo Paese, sarà la volta di un vero cambiamento!
Aggiornamento con correzioni del 20 marzo 2015 alle ore 17: 47
Il testo a cui mi riferivo è questo. Sarà approvato definitivamente la prossima settimana, in sede di presidenza della commissione giustizia e che successivamente farà il proprio ingresso in Parlamento. “All’articolo 44 lettera b) della legge 4 maggio 1983, n. 184 dopo la parola ‘coniuge’ sono inserite le parole ‘o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso’ ”, ecco cosa recita l’articolo 5 che riguarda “Modifiche alla legge 4 maggio 1983 numero 184”, ovvero la legge sulle adozioni, che cambia dove dice che i minori possono essere adottati anche “dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge”, allargando il concetto di “coniuge” anche nel caso di una coppia omosessuale.