“A James! Te facevi meno male si lo inseguivi co’ la biga…”. Daniel Craig è stato portato via con tutte le attenzioni che si devono ad un grande divo internazionale. Ha una ferita in testa che sanguina.

Scena d’azione pericolosa? Moltissimo.

A bordo della sua Aston Martin – non proprio un Suv come altezza – ha tentato un inseguimento per le vie di Roma.

Due cose non aveva previsto la faraonica produzione hollywoodiana che ha da poco levato le tende dalla capitale: le buche nelle strade e il cinico umorismo romano.

Un mio amico – che ha lavorato nella produzione – mi ha raccontato che hanno dovuto faticare non poco per tenere a bada l’esuberanza capitolina.
Al fatidico momento in cui veniva data “l’azione”, c’era sempre qualche spiritoso che doveva dire la sua.
Durante le riprese sugli argini del Tevere, in molti erano preoccupati che 007 investisse “un sorcio” (topo, n.d.t.).

“Occhio che quello chiama gli amici e te mena. Sai che je frega che sei James Bonde…”.

A parte qualche disagio alla viabilità (a Roma ormai non ci facciamo più caso), questa operazione è stata ben accolta da parte dei cittadini della capitale. Ha portato occupazione, visibilità e qualche soldo alla finanze cittadine.
Ma soprattutto, per le zone che hanno avuto la fortuna di ospitare un set, ha significato strade asfaltate ex novo (per evitare un nuovo incidente alla spia al servizio di Sua Maestà), segnaletica ridipinta e pulizia capillare.

Una manna.

Sfogliavamo il giornale sperando che toccasse al nostro quartiere. Non tanto per le cifre di cui si favoleggia (alcuni parlano addirittura di 500 euro a famiglia) che venivano pagate per il disturbo.
Ma per svegliarsi il giorno dopo in una città pulita e che non comportasse la rottura degli ammortizzatori – se ti va bene – o dell’osso del collo – se ti va male.

Se ne è accorto, a sue spese, persino James Bond. Ribattezzato appunto James Botto.

Le strade di Roma sembrano bombardate. E sporcate appositamente. Purtroppo, come dicevo, la troupe ha lasciato la città.
Sarebbe dovuta rimanere almeno un anno, girare una scena in ogni quartiere. Dal centro storico all’estrema periferia.

“A James, nun te scorda’ de noi!”.
“Nun te preoccupa’, ce sta er ficozzo (bernoccolo, n.d.t.) a ricordaje la città eterna”.

Risate.
Risate amare.

Magari la spia più famosa del mondo ci avrebbe salvati. O, più probabile, non ci sarebbe riuscito neanche lui.

E se Roma non la salva James Bond, vuol dire che siamo davvero spacciati.

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