Chi controlla il controllore? Elettrosmog: nemmeno il tempo di rendere pubblico l’ultimo rapporto europeo sui possibili rischi alla salute, che è subito scontro. Questi perimetro e contenuti della contesa: da un lato una nutrita schiera di Ong aderenti all’Alleanza Internazionale sui Campi Elettromagnetici, una quarantina di associazioni in difesa dei diritti dei cittadini-consumatori (raggruppano anche elettrosensibili e malati di cancro ‘da cellulare’). Dall’altra la Commissione Europea sui rischi emergenti e recentemente identificati (Scenihr) coi suoi membri sotto l’occhio del ciclone, accusati di un controverso rapporto, ora al vaglio della Direzione Generale Salute e Consumatori e della Mediazione Europea.
In sintesi: precauzionisti dell’elettrosmog (forti di studi indipendenti) contro i negazionisti oltranzisti, gli elettroscettici (forti anche loro di altrettante ricerche, ma di senso opposto), additati di conflitti di interesse, mancanza di trasparenza e obiettività nelle conclusioni delle analisi, in odore di finanziamenti mascherati da parte dell’industria, attraverso fondazioni e No Profit riconducibili a compagnie telefonico-energetiche.
Allo Scenihr si rimprovera di aver insabbiato i numeri, optando unicamente per la scelta di tesi ‘buoniste’, cioè favorevoli all’assoluzione dei gestori per un’assenza di rischio per la salute umana dall’uso continuativo di cellulari, tablet, Wi-Fi e altri sistemi/servizi wireless ad emissione di radiazioni non ionizzanti a radiofrequenza e microonde.
“Ciò potrebbe spiegare perché i risultati scientifici preoccupanti siano stati rimossi – dice la svedese Mona Nilsson, tra i firmatari dell’eurodenuncia – compresi quelli relativi al tumore al cervello. Urge una nuova perizia, se non vogliamo che le politiche sanitarie d’Europa si basino su dati incompleti e parziali.” Stessa anomalia, già nel 2009, era stata sollevata dall’esperto italiano Prof. Angelo Gino Levis, membro – peraltro – del Comitato Internazionale di Valutazione sui Rischi Sanitari dei Campi Elettromagnetici: fu scettico sulla specchiata professionalità Scenihr. Infatti, scorrendo i loro profili e curricula, si trovano un ex consulente di Vodafone, un collaboratore della Japan Electrical Safety e aderenti a gruppi di lavoro finanziati dal Forum dei produttori di telefonia mobile. Come dargli fiducia cieca? Considerando che in ballo c’è la salute pubblica? Come e perché viene assunta una posizione negazionista, a discapito di una precauzionista, se non c’è unità d’intenti nel mondo accademico-scientifico? Mentre, ahimè, silenziosamente aumenta la conta di casi sospetti e di malati da elettrosmog?
“Un’indagine sulle violazioni delle regole deontologiche professionali – chiedono le associazioni nel documento che sta facendo il giro d’Europa – la cancellazione delle conclusioni della relazione Scenihr, la creazione di un gruppo di esperti senza conflitti di interessi, che rappresentino la controversia scientifica, una nuova perizia indipendente e un comitato di dialogo per (far esprimere anche i cittadini) sul tema delle onde elettromagnetiche”. La risposta da Strasburgo e Bruxelles.
Una cosa è chiara: le Ong non pretendono conclusioni forzatamente opposte al gruppo di esperti e scienziati guidati da Jochim Schùz, ma una revisione sostanziale, imparziale e pluralista, nella metodologia di valutazione complessiva, con studi metodologicamente validati che, invece, dimostrano scientificamente i nessi di causalità (es.) tra uso del telefonino e tumore (BioInitiative 2007 docet!). E che il tutto possa svolgersi alla luce del sole, sopra ogni sospetto e senza i soliti ‘amici degli amici’ piazzati (guarda caso!) nelle stanza dei bottoni. Perché se per gli Stati membri Ue vuol dire adottarne le conclusioni come un comandamento (vedi crescita digitale e banda ultralarga di Renzi) e un mucchio di soldi (dai gestori) per le concessioni d’uso delle frequenze telefoniche, per i cittadini (utenti/consumatori) fidarsi stando ore al giorno con lo smartphone stampigliato al lato del cervello, può voler dire mettere a rischio la loro vita.