Mi ricordo bene quando arrivò in Parlamento l’emendamento del governo n. 2.9823 alla legge di stabilità 2015 sulla Struttura Tecnica di Missione guidata per anni dall’Ing. Ercole Incalza.
Veniva previsto che, al fine di garantire la continuità delle attività in corso della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si confermavano fino al 31 dicembre 2015 i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data di entrata in vigore della legge di stabilità 2015.
La relazione tecnica allegata al testo dell’emendamento sottoposta all’attenzione dei parlamentari precisava che della Struttura tecnica di missione prevista dall’articolo 163 del Codice dei contratti pubblici (D.lgs.163/2006) -istituita con decreto ministeriale 10 febbraio 2003 n. 356, e successivamente disciplinata dal decreto ministeriale 1°marzo 2012, n. 76 che ne aveva razionalizzato le funzioni ed i compiti, prevedendo per la stessa una dotazione organica “massima” pari a 36 unità – possono far parte anche progettisti ed esperti nella gestione di lavori pubblici e privati e di procedure amministrative, sulla base di specifici incarichi professionali o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.
Annualmente viene, quindi, svolta una specifica procedura selettiva finalizzata all’individuazione di un numero massimo di esperti a cui affidare gli incarichi, previa verifica delle disponibilità finanziarie.
L’ultima di tali procedure aveva assegnato incarichi in scadenza alla data del 31 dicembre 2014 e, nelle more dell’espletamento delle procedure per il conferimento degli incarichi per l’anno 2015, veniva quindi prevista la proroga di un anno dei contratti in essere.
E andiamo ai costi della Struttura.
Nell’ambito della Relazione Tecnica si legge “Il comma 6 dell’articolo 163 pone anche i costi della Struttura Tecnica di Missione – unitamente a tutti quelli derivanti dall’applicazione dei commi 3, 4 e 5 del medesimo articolo – a carico dei fondi, precisando che tali oneri devono essere contenuti nell’ambito della quota delle risorse che annualmente sono destinate allo scopo con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. A tale scopo la Direzione del Personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti può utilizzare le risorse disponibili sull’apposito capitolo del bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti”.
La Relazione afferma, infine, che la disposizione non comporta effetti negativi -e quindi oneri- per la legge di stabilità 2015, ma non indica quale sia il capitolo di bilancio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dove si trovano le risorse per finanziare la Struttura, né indica a quanto ammontino tali risorse.
Per capire dove si trovano i fondi, con un po’ di pazienza, dovremo fare un’altra operazione: leggere un altro provvedimento, esaminato congiuntamente alla legge di stabilità – la legge di bilancio- e cercare nella Tabella 10 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il capitolo 1080, dove si rileva che i fondi per la Struttura Tecnica di Missione risultano oggi previsti non solo per il 2015, ma anche per il 2016 e il 2017.
Il capitolo in questione indica le “Spese per il funzionamento della struttura tecnica di missione nonché per le attività di istruttoria e monitoraggio relative alla realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi e di interesse nazionale”, prevedendo al riguardo importi pari quasi 2 milioni di euro all’anno per ciascun anno del triennio 2015-2017, e precisamente 1.829.804 euro per il 2015, 1.828.686 euro per il 2016 e, infine, 1.823.902 per il 2017.
Oltre 10 miliardi di vecchie lire risultano, quindi, già previsti nel bilancio del Dicastero dei Lavori Pubblici per il funzionamento della Struttura e… gli incarichi? A quanto ammontano realmente gli incarichi conferiti agli esperti della Struttura?
Se si osserva il quadro degli ultimi importi contrattuali per l’anno 2014 appare subito evidente che, per il solo periodo che va dal 14 maggio 2014 al 31 dicembre 2014 – solo 7 mesi e 2 settimane dunque- siano stati formalizzati compensi per circa 19.000 euro al mese per il Capo della struttura tecnica di missione, l’Ing. Ercole Incalza (136.000 euro complessivi) e circa 7.000 euro al mese per altri 17 esperti (850.000 euro complessivi), con l’unica eccezione di due esperti che, in ogni caso, hanno comunque percepito circa 5000 euro al mese (70.000 euro totali).
Sia chiaro, nessuno vuole mettere in dubbio le competenze e le professionalità di queste 20 persone, ma appare difficile pensare che nell’ambito di un Ministero come quello delle Infrastrutture e dei Trasporti non si riesca a trovare un ingegnere, o un architetto o un giurista capaci di svolgere con la professionalità le stesse mansioni.
Ma soprattutto: è mai possibile che una Pubblica amministrazione riesca a spendere ancora tutti questi soldi -oltre un milione di euro complessivi- per affidare incarichi di neanche otto mesi?
Impressiona che non vi siano mai abbastanza fondi per pagare la formazione professionale, gli aumenti contrattuali o i salari di produttività ai dipendenti pubblici, quando poi per pagare incarichi ad altri professionisti le risorse ci trovino sempre.
L’inchiesta di cui si parla in questi giorni sui giornali potrebbe rappresentare anche l’occasione per ripensare il funzionamento di talune strutture che operano a servizio della Pubblica amministrazione e non solo per minimizzarne i costi, ma anche per valorizzare il ruolo di chi, come dipendente pubblico, esercita validamente una pubblica funzione.