Il ministro Lupi è “un pessimo politico, ma un ottimo amministratore”, mentre l’ex eurodeputato Udc Vito Bonsignore è  definito “un mascalzone”, è “uno che deve aver usato dell’olio” a proposito del via libera all’autostrada Orte-Cesena. A parlare è l’ex presidente di Italferr Giulio Burchi in alcuni passaggi delle intercettazioni allegate agli atti dell’inchiesta di Firenze sulle grandi opereche ha portato all’arresto di Ercole Incalza e alle annunciate dimissioni del ministro delle Infrastrutture.

Burchi parla con una persona non indagata, Claudio Tebaldi, e definisce il ministro delle infrastrutture “efficiente, bravo … Poi vabbè … risponde a logiche anche lui che sono quelle che… Mi ha detto che oggi al pre-Cipe (il comitato di programmazione che dispone i finanziamenti dei progetti approvati, ndr) hanno portato la Orte-Cesena che è un project financing che non sta da nessuna parte”. Gli sfoghi dell’ex numero uno della società di ferrovie dello Stato offrono uno spaccato del sistema delle Grandi opere messo sotto accusa dalla Procura di Firenze. Per Burchi, l’autostrada Orte-Cesena “è una roba allucinante. Secondo me questo qui che è questo Vito Bonsignore – dice riferendosi all’ex vicepresidente del proppo Ppe al Parlamento europeo il quale si sarebbe interessato alla procedura per l’approvazione dell’opera – che è un mascalzone deve avere usato dell’olio… da tutte le parti perché è inspiegabile. Comunque sai quando ti approvano la roba così è un valore aggiunto non indifferente te la metti in borsa eh… ma guarda Claudio questo è tutto un Paese che… io vorrei… io vorrei morire …”.

“IN INGHILTERRA O IN AMERICA NON AVRE GUADAGNATO COSI'”. Alcune analisi del manager pubblico sembrano destinate a finire dritte dritte negli studi sulla corruzione in Italia. Come questa, condivisa con un amico il 19 settembre: “Forse si sta bene solo in questo Paese qua… perché nei Paesi dove ci sono le regole secondo me si sta molto peggio… io ti dico la verità… che sono stato assolutamente… anzi nessuno mi può dire un cazzo… anche se qualche compromesso l’ho fatto anche io naturalmente come tutti… però i soldi che ho guadagnato in questo Paese di merda deregolarizzato… non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America”.

Burchi affronta anche il tema di Marco Lupi, figlio di Maurizio, con Massimo Averardi, dirigente di Anas (non indagato), il 21 ottobre dell’anno scorso. E le sue considerazioni vanno nella stessa direzione dell’accusa dei pm di Firenze: “Tu sai che Perotti (l’imprenditore arrestato con Incalza, al quale secondo l’accusa andavano molte delle direzioni lavori delle Grandi opere, ndr) e il ministro sono… non intimi di più… perché lui ha assunto anche il figlio… per star sicuro che non gli mancasse qualche incarico di direzione lavori… siccome ne ha soli 17… glieli hanno contati… ha assunto anche il figlio di Lupi…no?”.

IL FIGLIO DI LUPI E LA PAURA PER REPORT. Le presunte pressioni del ministro per far avere gli incarichi a Perotti sono l’oggetto di un altro sfogo, questa volta con Burchi in veste di interlocutore, da parte di Giuseppe C0zza, ex dg di MM Milano. “Con noi ci ha provato… io gli ho tenuto botta pesantemente ma in quel caso lì era Lupi che insisteva… capisci?”. Argomento, le pressioni del ministro per far avere degli incarichi a Perotti e a Franco Cavallo, il presidente (dimissionario) di Centostazioni finito ai domiciliari. La telefonata risale al 3 marzo scorso, dunque due settimane prima dell’esplosione dello scandalo ed è contenuta negli atti dell’inchiesta. Burchi avvisa Cozza di aver incontrato un giornalista di Report, che potrebbe chiamarlo “per chiederti vecchie robe della MM” ma Cozza risponde che non ha intenzione di parlare con i giornalisti. Poi, scrive il Ros, si accerta se “verrà fuori la notizia dell’assunzione del figlio di Lupi”: “Sono arrivati a mettere la mani su questa roba qui?…e la storia di Lupi non è venuta fuori?…del figlio?”.

Secondo Burchi sì: “Sta venendo fuori, il figlio si chiama Luca Lupi e lavora con Perotti, è addirittura assunto”. Poi aggiunge dei dettagli: “Il figlio di Lupi lavora per una società di architettura… Mor si chiama… lei è la sorella della moglie di Perotti.. mo ma sai… in queste società si possono dare gli incarichi l’uno con quell’altro… no ma lui si è presentato lì… alla riunione del palazzo dell’Eni insieme a quegli altri… poveretto… ha poi diritto di lavorare anche questo ragazzo adesso… però è lo schifo di vedere questo… questo veramente monopolio di tutti i lavori di Perotti che poi se li ruba alla MM li ruba a tutti quelli che girano”.

Cozza racconta a Burchi di aver saputo che da Incalza sono invece arrivate “pressioni sul sindaco di Milano” sempre a favore di Perotti, “per fargli assegnare degli incarichi di direzione lavori, in cambio di un supporto ministeriale ai progetti”. Giuliano Pisapia ha smentito nel modo più assoluto: “Sono sindaco da quasi 4 anni e nessuno hai mai osato farmi pressioni di qualsiasi tipo. Se Incalza o altri avessero fatto pressioni nei miei confronti non solo li avrei sbattuti fuori dalla stanza, ma avrei immediatamente informato le autorità competenti”.

I VESTITI PER IL MINISTRO E IL MINISTRO JUNIOR. Dalle carte dell’inchiesta si delineano anche i contorni dei “servizi sartoriali” già emersi il giornio degli arresti. Le misure per il vestito di Luca Lupi, definito “ministro junior”, sono state prese dal sarto che ha confezionato anche l’abito per il titolare delle Infrastrutture, proprio nella sede nazionale di Ncd. A occuparsi della questione, secondo gli inquirenti, il solito Franco Cavallo. Prima parla al telefono con Marco Lezzi, chiedendogli di portare a casa sua il sarto Vincenzo Barbato con il vestito del ministro. “Portatemi il vestito… di Maurizio e ditegli qual è il problema che ha… se è troppo stretto il pantalone… la giacca… che cosa deve fare”.

Il 18 aprile arriva invece a Cavallo una telefonata da Marcello Di Caterina, della segreteria di Lupi – scrive il Ros – che chiede di avvisare il sarto di andare alla sede di Ncd in via in Arcione dove deve prendere le misure di un vestito per il figlio di Lupi. “Noi abbiamo qua il ministro – dice Di Caterina – scusa… ho sbagliato… il ministro junior… qua che deve misurare un vestito… e lo fai venire… deve venire al partito… lo vede qua… il partito nostro Ncd… può venire qua il sarto piuttosto che far venire lui là… questo mi ha chiesto Maurizio”. La prova viene effettuata e con un sms Luca Lupi informa Cavallo che è tutto ok. “Fatto tutto col sarto, grazie”.

Del sarto parlano anche il ministro e Cavallo, il 19 luglio, quando quest’ultimo e un’altra persona avvisano Lupi di essere a Firenze per un matrimonio al quale sono invitati lo stesso Lupi e Incalza. Ad un certo punto la conversazione verte su Barbato. “Oh guarda che sto sarto fa schifo!” afferma il ministro. “Ce l’hai davanti?” dice Cavallo. “eh! (cenno di conferma)”. E Cavallo ride: “Ha sbagliato tutte le misure?”.

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