Oggi è stata inaugurata la nuova sede del Museo del Vicino Oriente all’Università Sapienza di Roma. Il Museo, che ospita numerosi reperti di scavi effettuati in Egitto, Giordania, Israele-Palestina, Turchia ed altre località, era situato in precedenza in una palazzina di proprietà dell’università sita in via Palestro. Nella vecchia sede gli oltre 4.000 reperti (o loro copie) non erano fruibili al pubblico ed erano ad uso esclusivo degli studi di studenti, ricercatori e docenti afferenti al Dipartimento di Scienze dell’Antichità; la nuova sede sita nel palazzo del Rettorato, all’interno della città universitaria è invece aperta al pubblico e gode di un allestimento espositivo molto funzionale. La palazzina di via Palestro, che per struttura era inadatta come sede museale sarà adibita ad alloggi per studenti.
Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti la Direttrice dell’Accademia dell’Egitto a Roma, l’Ambasciatrice dell’Autorità Nazionale Palestinese e il Direttore della sovrintendenza alle antichità della Giordania, in rappresentanza di alcuni dei Paesi con i quali i Dipartimenti di Archeologia della Sapienza hanno rapporti scientifici da molti anni. Tutti hanno sottolineato la difficile situazione dell’area del vicino oriente e i multipli teatri di guerra aperti dall’Isis e dal conflitto Israelo-Palestinese; e tutti hanno auspicato che la collaborazione scientifica rappresenti un continuo collegamento tra i paesi dell’area e l’Italia.
La Giordania ha donato al Museo una copia del mosaico dell’Albero della Vita; al di là del valore simbolico dell’atto, le donazioni di oggetti sono importanti perché i Musei universitari di solito ospitano i reperti solo per tempi limitati, con la finalità di studiarli; poi vengono restituiti al Paese di origine e semmai se ne conservano copie.
Non tutti sanno che le università in generale, e Sapienza in particolare, sono sedi museali alquanto ricche. I musei conservano infatti reperti che sono oggetto di studio e di lavoro per studenti e ricercatori, ma sono aperti anche al pubblico. Il Polo Museale della Sapienza è diretto dal Prof. Giorgio Manzi, antropologo e autore di vari libri e articoli sia scientifici che divulgativi, e si articola su 5 aree (Archeologia, Antropologia e Medicina, Scienze della Terra, Scienze Biologiche, Scienza e Tecnica); è composto da 20 Musei ed ha un sito web sul quale sono reperibili le informazioni per la visita, che è gratuita.
Grazie alla lunga tradizione di ricerca sul campo dei docenti della Sapienza, i musei sono piuttosto ricchi; ad esempio il Museo di Antropologia fu fondato da Giuseppe Sergi nel 1884 e conserva (tra l’altro) i due crani Neanderthal di Saccopastore (Saccopastore è una località oggi interamente urbana, tra il fiume Aniene e la via Nomentana a Roma; l’uomo di Saccopastore, è un esemplare di Neanderthal datato a oltre 100.000 anni fa); il Museo di Paleontologia ospita vari fossili (o loro copie) tra cui un completo scheletro di Allosauro.
Il patrimonio museale delle università italiane è in genere poco noto al pubblico. Rappresenta una realtà culturale particolare, in quanto testimonial della collaborazione e del legame tra Paesi diversi, che possono a volte trovarsi addirittura in contrasto sul piano politico. In questo senso il Museo universitario è espressione della comunità culturale internazionale molto più di altri musei che spesso ospitano reperti che sono frutto di passati saccheggi e rapine. Come è ovvio, i musei costano: l’allestimento del Museo del Vicino Oriente è costato circa 400 Euro/mq (inclusi i costi del trasporto dei reperti dalla vecchia sede); è poiché l’accesso al pubblico è gratuito i musei universitari non rendono. Sono soldi ben spesi perché favoriscono la diffusione della cultura e partecipano a rafforzare i legami della comunità scientifica e umanistica nazionale ed internazionale.