Calcio

Parma calcio, il tribunale ha dichiarato il fallimento della società sportiva

Il collegio di giudici presieduto da Roberto Piscopo ha disposto l’esercizio provvisorio e nominato i curatori Angelo Anedda e Alberto Guiotto

Il Parma Calcio è fallito. Dopo un’agonia di oltre tre mesi, i giudici del Tribunale di Parma hanno disposto l’esercizio provvisorio che consentirà alla squadra di terminare il campionato utilizzando i 5 milioni di euro messi a disposizione da Lega Calcio e Figc. Il collegio di giudici formato da Roberto Piscopo, Pietro Rogato e Nicola Sinisi ha nominato curatori Angelo Anedda e Alberto Guiotto, che dovranno gestire la società nei prossimi mesi coordinandosi con il Tribunale e con il comitato dei creditori, di cui fanno parte in via provvisoria Alessandro Lucarelli, Colser Scrl e Iren Mercato Spa. I curatori avranno anche il compito di riferire ai creditori e al giudice delegato entro il 15 aprile 2015 l’andamento della gestione e l’opportunità della continuazione dell’attività.

L’esito della sentenza non è una sorpresa, vista la mole di debiti che grava sul club e l’inchiesta aperta dalla Procura sul buco lasciato in eredità dalla precedente gestione, che vede tra gli indagati l’ex presidente Tommaso Ghirardi e l’ex ad Pietro Leonardi. E’ proprio l’entità del passivo e la lista dei creditori che ha fatto propendere per il fallimento i giudici, che parlano di un debito che “appare conclamato e irreversibile”. Lo stato economico-patrimoniale del Parma Fc al 17 febbraio è di 218 milioni e 400 mila euro, quasi 20 in più della situazione registrata nell’ultimo bilancio di fine giugno 2014, di cui 10,5 milioni verso le banche, circa 20 milioni verso gli altri finanziatori, 36 verso i fornitori e 57,2 verso le società controllanti. E ancora, ci sono debiti tributari per 25 milioni, e 1,9 milioni di debiti verso istituti di previdenza e sicurezza sociale. La società dichiara un patrimonio netto negativo di 46 milioni e 696mila euro, ma la situazione potrebbe essere ancora peggiore di quanto risulta agli atti.

A carico del Parma, si legge nel documento, risultano iscritti 21 procedimenti monitori che vanno dal 2012 al 2015 per importi dovuti e non pagati superiori a 1,7 milioni di euro. Inoltre, i giudici sottolineano che dalle sommarie indagini della Guardia di finanza sono stati accertati debiti tributari per Ires, Irap, Iva con relativi interessi e sanzioni per un ammontare complessivo stimabile a 38, 2 milioni euro, “nonché un ingente debito sportivo” pari a 74,3 milioni euro, di cui 63 nei confronti dei calciatori tesserati.

Tuttavia il collegio, anche alla luce della richiesta di Lega e Figc rispetto alla possibilità di permettere al Parma Calcio di terminare il campionato, ha disposto sempre nell’interesse dei creditori l’esercizio provvisorio, che consentirà la prosecuzione dell’attività e il mantenimento del titolo sportivo e di tutti i tesserati, che altrimenti sarebbero stati immediatamente svincolati. Il Parma quindi continuerà a giocare, a partire dalla prossima partita contro il Torino prevista domenica 22 marzo.
L’atto del Tribunale è stato depositato a poche ore dall’udienza prefallimentare a cui hanno partecipato il procuratore capo Antonio Salvatore Rustico e i pm Paola Dal Monte e Umberto Ausiello, che avevano chiesto il fallimento dell’azienda insieme ad alcuni creditori. Il presidente Gianpietro Manenti, arrestato mercoledì con l’accusa di autoriciclaggio proprio per operazioni legate all’acquisizione del Parma Fc, ha fatto pervenire dal carcere la comunicazione di non volere essere presente all’udienza e così il contraddittorio si è potuto svolgere senza ulteriori rinvii che avrebbero prolungato l’incertezza sul futuro della squadra.

Con il fallimento e l’esercizio provvisorio finisce la storia del Parma Football Club di Ghirardi, che aveva lasciato lo scorso dicembre, dando il via al balletto di passaggio di proprietà che dalla cordata di Rezart Taci ha portato fino a Manenti lo scorso 11 febbraio. La società calcistica era nata nel 2007 dalle ceneri del Parma Ac di Calisto Tanzi, a sua volta travolto dal crac Parmalat. A distanza di sette anni, il calcio parmigiano finisce di nuovo in tribunale e ora sarà compito dei magistrati far luce su cause e responsabilità che in questi anni hanno portato alla rovina del club.