C’erano una volta i ‘maledetti toscani’. Anche se si faceva riferimento a Leonardo Pieraccioni o Carlo Conti o ancora a Giorgio Panariello che di maledetto hanno ben poco. Anzi, sono da sempre rassicuranti e per famiglie, tutt’altro che politicamente scorretti. A Campi Bisenzio però, in quello che è diventato a furor di popolo, il Teatro Carlo Monni non si dimenticano gli amici. In questo caso veramente ‘toscanacci’, fuori dalle righe, fuori dal coro, incatalogabili, non inquadrabili, senza etichette.
Monni in primis, che qui tra campi e prati portava a pascolare greggi di pecore imparando l’ottava rima e la Divina Commedia, mandando a memoria il Boccaccio e Pietro l’Aretino, Andrea Cambi, subito dopo. Entrambi scomparsi, entrambi grandi comici, di una comicità molto differente l’uno dall’altro, il primo viscerale, il secondo stralunato, entrambi amici. Monni se n’è andato ai settanta, Cambi poco dopo i quarantacinque. Adesso staranno da qualche parte, su qualche nuvola, a far ammattire ed arrossire angeli e putti. Altro che Brignano.
Se vuoi una fotografia, una cartolina della rassegna potrebbe essere il vecchio spettacolo Ostaggi (era il 2008 e lo seguimmo in occasione dell’unica stagione teatrale del Viper a Firenze, organizzata da Anna Meacci) che portava contemporaneamente sul palco, proprio nel ruolo dei rapiti, Monni, Cambi, Andrea Kaemmerle, altro cavallo di razza presente all’interno della kermesse, e Alberto Severi nelle vesti di se stesso, ovvero anchorman televisivo che raccontava i dettagli della sparizione e le richieste dei rapitori. Insomma una sorta di rapimento Moro in salsa cialtrona e goffa.
A cavallo tra marzo ed aprile, da cinque anni, va in scena la rassegna dedicata a Cambi (15, 12 euro). Anche quest’anno quattro spettacoli, tutti rigorosamente di attori ed artisti toscani, senza per questo cadere e scivolare nel vernacolo, nel dialettale. Quattro campioni, a modo loro, di una sfumatura diversa (non cinquanta, mi raccomando) del far ridere, con tonalità variegate nel provocare la risata: Andrea Bruno Savelli ha il fascino ed il sorriso marpione e affascinante che ti conduce dentro le storie con savoir faire e grazia, Katia Beni ha sempre quell’aria come se fosse capitata e passata di lì per caso, svampita e ingenua, Ceccherini e Paci sono l’anima rude e maldestra, quella becera e ruvida, il trio Kaemmerle- Riccardo Goretti e Adelaide Vitolo, in pratica il Guascone Teatro, hanno l’amplomb leggero, la naturalezza spontanea che coniuga la tradizione con il surrealismo.
Quattro differenti modi di vivere il palco: Andrea Bruno Savelli, direttore artistico del Teatro Carlo Monni, sarà un parroco ne La supposta eredità del Cavalier Nencioni (il 21 marzo), che andò in scena anche la sera dell’ultimo dell’anno scorso, tra soldi lasciati e poveri diavoli, Katia Beni ci spiega Tutto sotto il tetto (il 28 marzo) con le magagne, i disordini, il caos di andare a vivere per conto proprio, a qualsiasi età, tra mutuo, bollette, vicini di casa, convivenza ed altri infiniti problemi.
I ragazzi terribili Paci e Ceccherini hanno raccolto il loro Peggio (11 aprile). Scelta controtendenza in questo mondo pieno di the best of. Forse il loro peggio sarà il loro meglio? Vedremo. Di Ceccherini ci ricordiamo la bestemmia all’Isola dei Famosi, ma ormai passata in cavalleria, ed un video su youtube a sedere su un gradino fiorentino un po’ offuscato ed annebbiato. A chiudere Zona Torrida del Guascone (il 18 aprile) che in definitiva è la storia di Carlo Monni, Roberto Benigni e Donato Sannini nelle ristrettezze del loro sogno di sfondare nel cinema romano, tra illusioni, piccolezze, provincialismo, miserie. Il Monni non se lo sarebbe mai aspettato che gli dedicassero un teatro, il Cambi non se lo sarebbe mai aspettato che gli dedicassero una rassegna. C’è vita oltre la vita.
Teatro Dante Carlo Monni, Campi Bisenzio, dal 21 marzo al 18 aprile