La bolletta dell’acqua degli italiani è sempre più cara. L’Istat, a due giorni dalla giornata mondiale dell’acqua organizzata dall’Onu per il 22 marzo, ha comunicato che tra 2008 e 2013 la spesa media mensile effettiva delle famiglie per “l’acqua nell’abitazione principale” è aumentata del 74%, passando da 12,16 a 21,18 euro. Quasi il doppio rispetto all’esborso sostenuto per comprare l’acqua minerale, che nel 2013 è stato in media di 11,42 euro, il 4,5% in meno rispetto all’anno precedente. “La contrazione è legata principalmente a strategie di contenimento della spesa messe in atto dalle famiglie e a un’evoluzione dei comportamenti connessi agli effetti della crisi economica”, spiega l’istituto di statistica. Le famiglie che comprano effettivamente acqua in bottiglia sono circa il 60% e spendono, in media, 19 euro al mese. Con punte massime di 23,20 euro mensili.

Non tutte le famiglie italiane si fidano però a bere l’acqua del rubinetto: il 28% (comunque il calo rispetto al 40,1% del 2002) preferisce evitare. In particolare, le aree in cui si preferisce acquistare l’acqua in bottiglia sono la Sardegna (con il 53,4% delle famiglie), la Toscana (38,3%) e il sud Italia, con Calabria al 48,5% e Sicilia al 46,2%. Risulta più trascurabile nelle province autonome di Bolzano (1,6%), Trento (2,5%) e in Valle d’Aosta (8,7%). Sono però in miglioramento i giudizi sulla qualità dell’erogazione in casa. Nel 2014 solo l’8,6% della popolazione ha lamentato irregolarità.

Aumenta la quota di carichi inquinanti civili trattati negli impianti di depurazione di tipo secondario o avanzato, che ha toccato il 57,6% nel 2012. Rispetto al 2008 l’Istat osserva un leggero incremento al Nord e al Sud, mentre è in calo nel Centro. A livello regionale emergono forti differenze; la Provincia Autonoma di Bolzano depura il 98,2% dei reflui civili, il Piemonte il 70,9% e l’Umbria il 70,2%. Le regioni meno virtuose sono la Sicilia (40,4%), il Friuli-Venezia Giulia (47,9%), il Veneto (48,8%) e le Marche (49%).

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