Due eventi, fra loro differenti, che si sono svolti l’altroieri, mercoledì 18 marzo, hanno impresso all’area mediterranea una nuova preoccupante accelerazione verso il caos e verso la guerra. Il primo è costituito dall’attentato terroristico del museo del Bardo di Tunisi, in cui hanno perso la vita venti persone, tra le quali quattro nostri connazionali.
Con tale attentato le forze jihadiste intendono evidentemente destabilizzare la Tunisia, unico Paese arabo in cui le rivoluzioni del 2011 hanno determinato l’instaurazione di un sistema democratico. Tali forze hanno già colpito in precedenza uccidendo i leaders della sinistra tunisina, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. Con tale ulteriore attacco terroristico esse passano all’offensiva per colpire il turismo, principale cespite economico del Paese, e creare un clima di tensione all’indomani del Foro sociale mondiale che si svolgerà nei prossimi giorni, per la seconda volta a Tunisi dopo il successo di quello tenutosi lo scorso anno.
Che Isis e simili siano dei fascisti non ci sono dubbi per nessuno. Che come tali vadano trattati neanche. Che le politiche demenziali dell’Occidente abbiano costituito la principale determinante della loro crescita neppure. I terroristi che hanno colpito a Tunisi provenivano con ogni probabilità dalla Libia, che dopo la folle spedizione di Sarkozy e C. contro Gheddafi è divenuto il principale focolaio terroristico del Mediterraneo. E’ stato da ultimo lo stesso Obama ad ammettere, in uno sprazzo di lucidità ed onestà, che è stata proprio l’invasione dell’Iraq decretata dal suo predecessore Bush a produrre tale crescita del fondamentalismo terroristico. Obama ha altrettanto giustamente sostenuto la necessità di andare avanti verso la soluzione della questione palestinese mediante l’instaurazione di due Stati sovrani, Israele e Palestina.
E veniamo alla seconda sciagura avvenuta l’altroieri e cioè la rielezione di Netanyahu alla guida di Israele. Si tratta di un avventuriero fascista che ha speculato sulle paure ataviche dei suoi connazionali per farsi rieleggere su di una linea di totale negazione dei sacrosanti diritti dei palestinesi. Ora minaccia nuove catastrofiche guerre anche contro l’Iran. Occorre far sì che tale rielezione preluda a un totale isolamento diplomatico di Israele sulla scena internazionale e all’intervento della Corte penale internazionale per sanzionare i numerosi crimini di guerra e contro l’umanità di cui lo stesso Netanyahu è da considerarsi il principale responsabile.
Quello che è certo è che, dopo i fatti citati avvenuti l’altroieri, il Mediterraneo sembra sprofondare in un abisso di paura e di caos. Ma occorre tenere i nervi saldi. Abbandonate le velleitarie idee di intervento militare in Libia occorre invece ripristinare il dispositivo di Mare nostrum, con l’obiettivo di salvare le vite umane dei profughi e instaurare un controllo capillare del mare. Così come occorre sostenere con tutti i mezzi le forze che combattono effettivamente il fondamentalismo, dai kurdi della Rojava alla sinistra tunisina. Ci vuole certamente una nuova politica che sia all’altezza delle sfide attuali nel Mediterraneo e nel mondo.
A tale fine occorre però liberarsi di una classe dirigente che, in Italia, non è altro che un’appendice secondaria del sistema di potere europeo basato sulla classe dominante tedesca. Alla quale evidentemente del Mediterraneo non può fregare di meno, come dimostrato anche dalle inaccettabili rigidità mantenute nei confronti della Grecia che chiede, non solo per sé, ma per tutta l’Europa, una politica diversa da quella recessiva attuale, contro la quale migliaia di persone, compresi importanti pezzi della sinistra politica e sindacale tedesca, hanno manifestato, sempre l’altroieri a Francoforte circondando la sede della Banca centrale europea.