Già da febbraio 2013 il dicastero delle Infrastrutture era a conoscenza dell'inchiesta della Procura di Firenze e aveva assicurato che sarebbe partita un'indagine interna
Il ministero delle Infrastrutture sapeva dell’inchiesta della Procura di Firenze su Ercole Incalza già da febbraio 2013, tanto da rassicurare i magistrati dicendo che avrebbero iniziato un’indagine interna. Che non ha avuto nessun risultato se non quello di una nuova nomina per “Ercolino”. Il racconto del comportamento del ministero (che ha anche chiesto gli atti ai pm) parte dal 14 febbraio 2014 quando – dopo che Incalza era stato perquisito nel gennaio precedente – arriva un fax della Divisione generale del personale e Affari generali del ministero. “Dagli articoli di stampa – è scritto nel fax – si è appurato che pende un’indagine penale a carico di 31 indagati, tra i quali Incalza e Mele.
Considerato che i fatti per cui si procede a quanto risulta rivestono profili di notevole gravità, (…) l’amministrazione sta procedendo a un’indagine ispettiva interna, volta a verificare il puntuale e corretto rispetto delle norme. A tal fine si renderebbe quanto mai opportuno acquisire copia dell’ordinanza ed eventuali atti d’indagine”. Non era un’ordinanza ma un decreto di perquisizione. Poi il ministero invia alla Procura i contratti di Incalza per il 2011 e il 2012 (con Passera), con le relative nomine. Alla fine i pm concludono: “Non risulta che la paventata indagine interna del ministero abbia prodotto conseguenze in riferimento alla permanenza nell’impiego di Incalza che invece è stato riconfermato sino al 31 dicembre 2014”, da Maurizio Lupi.
da il Fatto Quotidiano di venerdì 20 marzo 2015