Malgrado ci sia proposto come l’ultima frontiera dell’intrattenimento televisivo, quello del Talent show è un format persino più vecchio dell’invenzione stessa del tubo catodico. I pionieri del genere infatti, vanno ricercati nella storia della radio. Non sarebbe falso affermare, per esempio, che Frank Sinatra debba la sua fortuna a uno di questi programmi, dato che l’inizio della sua carriera coincide con la partecipazione e la vittoria a “Major bowes amateur hour”, una delle trasmissioni radiofoniche più popolari degli Stati Uniti negli anni trenta: a tutti gli effetti un Talent Show. Dalle nostre parti invece, a conferma dell’antico adagio “siamo trent’anni indietro”, lo “spettacolo del talento” fece il suo ingresso in radio solo nel 1968. In quell’anno debuttò infatti, “La corrida, dilettanti allo sbaraglio”, da cui una quindicina d’anni dopo la versione televisiva. Nel frattempo la Rai aveva già sperimentato qualcosa di molto simile a “Italia’s got talent”: si chiamava “Primo applauso”, il programma che lanciò fra gli altri Adriano Celentano e il Mago Silvan. Era l’inizio della Tv italiana, e anche l’inizio di un filone televisivo che, fino ad oggi, non ha conosciuto soluzione di continuità: i Talent show per l’appunto.
L’unica sostanziale differenza fra quei programmi e i contest televisivi più recenti, è che da noi li chiamavamo “Varietà”. A un certo punto però, qualcuno deve aver avuto l’idea geniale: chiamarli con il loro nome originale. Sarà che ormai tutto ciò che suona anche solo vagamente italiano, risulta poco credibile persino alle nostre orecchie, fatto sta che certe cose, dette in inglese, sembrano un po’ più belle. Tipo “Jobs Act”, per esempio, che già dal titolo risulta molto più innovativo di una banale “riforma del lavoro”.
Tuttavia, per quanto riguarda i Talent show, qualche novità c’è. Infatti, pur di trovare nuovi “talenti” a costo zero, le Tv si sono inventate competizioni di qualunque tipo. Dagli chef agli scrittori, quasi tutte le categorie sono state esplorate.
Un’altra novità è il provino. Le immagini registrate durante questa fase, stanno occupando sempre più spazio all’interno delle puntate. Sarà anche vero che dell’artista non si butta via niente, ma allora mi chiedo: visto che i programmi sono fatti con i provini, per cosa si fanno provinare i provinanti? Loro stessi non sembrano particolarmente turbati da questo dubbio. Lo si intuisce dalle lunghe code ai cancelli delle produzioni televisive, che ormai hanno superano di gran lunga quelle davanti ai centri per l’impiego. D’altro canto al concetto di “colloquio di lavoro” va da sé che tutti noi preferiremmo quello di “audition”.
Infine, nel processo di evoluzione e modernizzazione dei Talent show, va ascritto anche il crescente potere dei giudici/coach. Se in passato il verdetto era perlopiù affidato ai telespettatori, oggi può accadere che un’ex-star dell’epoca pre-talent, venga riciclata al solo scopo di determinare il tuo destino di cantante. O addirittura, che quel tuo sogno di mollare tutto e aprire un ristorante, sia affidato alle sapienti mani di un testimonial delle patatine fritte.