Negli ultimi anni l’area al confine tra Lombardia e Veneto è in netta crescita, in controtendenza con i volumi di vendita del vino italiano. A trainare la baracca sono su tutti il Lugana e il Chiaretto, rosato semplice e gioioso, dalla grande beva. Più noto quello veronese legato al Bardolino, da scoprire la variante legata alla giovane doc Valtènesi (dal 2011 nel comprensorio collinare intorno al lago di Garda) con almeno 50% di groppello.
Vini che non hanno la ricchezza e i toni salmastri dei grandi rosati abruzzesi, pugliesi o calabresi (questi ultimi molto sottovalutati), ma che nelle migliori versioni sono freschi, territoriali e a tavola fanno sempre il loro dovere. Nelle versioni meno eleganti invece è facile sentirci un curioso sentore inconfondibile, almeno per chi ha superato i 30: la big bubble fragola e panna…
Dominanza groppello con 25% di barbera, 10% di sangiovese e 5% marzemino, è anticipato da un piccolo residuo di carbonica, poi al naso, al fianco delle tipiche note floreali e di lampone, le prime note minerali che tornano in bocca e ne esaltano una bella sapidità. Il corpo c’è, ma non invade: molto pulito e scattante, con un bel finale che invita a berne ancora. Provato con il baccalà non ha tradito le aspettative.
Su questo stile, ancora più snello ma meno personale è il Muscoline di Cascina Belmonte: tappo al vetro, gradazione contenuta, naso di fragoline e bocca snella e fresca.