L’avviso di conclusione dell’inchiesta riguarda il legale rappresentante e amministratore delegato di Apple Italia Enzo Biagini e il direttore finanziario Mauro Cardaio, nonché il manager della irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O'Sullivan. Il reato contestato è omessa dichiarazione in base all’articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000. La società: "Accuse completamento prive di fondamento"
La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista di una richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di tre manager di Apple per una presunta evasione fiscale. L’ipotesi è il mancato versamento dell’Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in 5 anni, dal 2008 al 2013.
L’avviso di conclusione dell’inchiesta riguarda il legale rappresentante e amministratore delegato di Apple Italia Enzo Biagini e il direttore finanziario Mauro Cardaio, nonché il manager della irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O’Sullivan. Il reato contestato è omessa dichiarazione in base all’articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000.
Secondo l’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai pm Adriano Scudieri e Carlo Nocerino e condotta dagli uomini della direzione regionale lombarda dell’Agenzia delle Dogane e dell’Agenzia delle Entrate, i profitti realizzati in Italia dalla multinazionale, secondo uno schema che sarebbe stato seguito da altri colossi dell’hi-tech e di internet, come Google (anche in questo caso a Milano è aperta un’inchiesta ma a carico di ignoti), sarebbero stati contabilizzati dalla società che ha sede in Irlanda, Paese dove la pressione fiscale è più favorevole.
Il fascicolo era stato aperto due anni fa e aveva portato anche a una perquisizione nella sede milanese della Apple e al sequestro di materiale informatico e telefonico. Allora i pm avevano contestato un altro reato e cioè la dichiarazione dei redditi fraudolenta (art.3 sempre del Decreto Legislativo 74 del 2000) e il periodo di imposta su cui erano partiti gli accertamenti erano il 2010 e il 2011.
Ora invece, dopo una serie di approfondimenti, inquirenti e investigatori sono arrivati a fare la ‘fotografia’ del periodo che va dal 2008 al 2013 e a riformulare il capo di imputazione nei confronti dei tre manager. Da quanto si è saputo solo dopo la chiusura delle indagini si cercherà di trovare un’intesa – ora in corso – tributaria/penale per tentare eventualmente di risarcire l’Agenzia delle Entrate, cosa che, per altro, dovrebbe alleggerire la posizione degli indagati.
“Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo”. Così afferma la società in una nota nella quale si precisa che “le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza Ocse. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione”.