Non si potrà mai sottolineare abbastanza la centralità della battaglia che la Grecia di Alexis Tsipras e il suo governo stanno conducendo non solo per sé ma per l’avvenire stesso dell’Europa. Sono in ballo due concezioni opposte di quest’ultima.
La prima sta producendo in questi mesi gli ultimi rantoli, ma continua ad esercitare un’influenza estremamente negativa e deleteria sulla vita di ciascuno di noi, specialmente i più giovani, condannati alla disoccupazione. Essa si affida al potere di autoregolamentazione del mercato, nell’infondata illusione che i privati, facendo i loro interessi, faranno al tempo stesso anche quelli della società.
Non è così e solo un potere di rimbecillimento generalizzato delle coscienze e dei cervelli come quello messo in piedi negli ultimi decenni dal pensiero unico, impedisce alla gente di capire che è vero esattamente il contrario.
E cioè che i privati, lasciati a loro stessi e senza regole, fanno esclusivamente i loro interessi e se ne fregano della società. Del resto quest’ultima secondo i principali teorici e pratici del neoliberismo, come ad esempio l’inarrivabile Madame Thatcher, non esiste ed è quindi inutile preoccuparsene.
La seconda concezione è invece quella che può salvare non solo l’Europa, ma il mondo e l’umanità nel suo complesso. Essa attribuisce il giusto ruolo all’intervento pubblico e alla politica, intesi come volontà di porre degli obiettivi (piena occupazione, salute per tutti, istruzione per tutti, un’abitazione degna, un’alimentazione sana) e di perseguirli.
Non è un caso che lo scontro fra le due concezioni è esploso quando il governo greco ha deciso, nel rispetto della propria coerenza, della democrazia e dei diritti umani, di dar seguito alla parte del suo programma che prevede interventi di tipo umanitario in un Paese oggi colpito da una gravissima crisi sociale, che ha visto la riduzione di ben il 45% dei redditi delle famiglie.
Gli ‘europitocchi’, guidati dal genio dell’evasione fiscale internazionale Juncker e dal truce Schäuble sono insorti all’unisono contro questo strappo alle regole che da almeno vent’anni stanno portando l’Europa verso il baratro.
Diritti umani e democrazia, che pure figurano tra i principi ispiratori dell’Europa e sono affermati dal suo Trattato costitutivo vengono buttati nel cesso da questi figuri. L’importante per loro è salvaguardare le politiche infauste e scellerate che ci hanno portato al disastro attuale, permettendo peraltro ai ricchi di diventare sempre più ricchi.
Ciò sia a livello di individui che di Stati. Dal primo punto di vista consiglio di consultare la recente ricerca del Fondo monetario internazionale “Power from the people”, secondo la quale la crisi dei sindacati ha costituito una delle ragioni della crescita delle disuguaglianze. Dal secondo punto di vista è stato calcolato dalla London School of Economics come la Germania abbia guadagnato ben 80 miliardi di euro dalla crisi dei PIGS, in particolare la Grecia.
Lo scontro è quindi politico e di classe. Non si tratta di un debito da rimborsare ma di chi decide quali politiche. E’ naturale che ricchi e potenti siano disposti a tutti pur di mantenere il loro potere. Meno naturale che la grande maggioranza di coloro che non sono né ricchi né potenti sia vittima della propaganda da quattro soldi di questi ultimi. Cerchiamo quindi di fare chiarezza.