Da Legambiente a Libera piovono critiche sul magistrato Gianfranco Amendola, uno dei padri dell'ambientalismo italiano, che ha stigmatizzato l'inserimento dell'avverbio "abusivamente" inserito nel testo nel passaggio al Senato. Dovesse passare nell'attuale formulazione, afferma, darebbe "mano libera all'industria che non rispetta le regole"
Il nodo è tutto in un avverbio: “Abusivamente“. La nuova formulazione dell’articolo 452 quater del codice penale, incluso nel disegno di legge sugli Ecoreati, dopo il sì del Senato, recita: “Chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale è punito con la reclusione da 5 a 15 anni”. E il fronte ambientalista, ora che il provvedimento è approdato in Commissione giustizia della Camera, si spacca tra chi vuole la linea dura contro quello che ritiene un regalo agli industriali che inquinano (appunto per l’inserimento del termine “abusivamente”) e chi invece chiede che l’articolato, già in ritardo, passi velocemente: “Approvare subito la norma senza toccare neanche una virgola”, era stato l’appello partito da politici e associazioni come Libera e Legambiente, che denunciano come nell’ultima settimana sono stati diversi i tentativi di introdurre ulteriori modifiche che farebbero tornare il provvedimento al Senato in quarta lettura, con il rischio concreto di vederlo affossare definitivamente. “Spiace dover constatare – dichiarano Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente e Enrico Fontana, coordinatore nazionale di Libera – che nel coro nelle critiche finisca anche una voce autorevole come quella di Gianfranco Amendola che, dopo mesi di dibattito pubblico e di confronto tecnico-giuridico, richiama l’attenzione su questioni di merito che appaiono francamente infondate”.
In un articolo apparso sulla rivista giuridica Lexambiente.it, Amendola, procuratore di Civitavecchia ed ex pretore d’assalto, una delle figure più importanti dell’ambientalismo italiano, ha denunciato: se non sarà modificato, diventerà legge anche una norma che, al contrario degli annunci fatti, dà «mano libera all’industria che inquina» e il cui obiettivo è «evitare» l’intervento dei «giudici troppo zelanti. È la risposta dei poteri forti alle vicende Ilva, Eternit» e ad altri casi analoghi, dice senza giri di parole il pm, secondo il quale «si è passati dal criticabile all’inaccettabile. Con il “nuovo” articolo 452 quater del codice penale avremo, così, unico Paese al mondo, il delitto di disastro ambientale “abusivo”, e cioè un disastro che può essere punito solo se commesso “abusivamente”. Altrimenti, il fatto non sussiste e l’imputato viene assolto – spiega il procuratore – E’ evidente, infatti, che punire solo chi cagiona abusivamente un disastro ambientale o un inquinamento rilevante, significa accettare che possa essere lecito o, addirittura, autorizzato un disastro ambientale (con morti, devastazioni ecc.). Purchè non sia abusivo”.
In una nota congiunta, Legambiente e Libera sottolineano come l’inserimento dell’avverbio sia conseguenza delle proposte di emendamento elaborate da un pool di magistrati e giuristi che hanno coadiuvato le due associazioni. Secondo gli ambientalisti, la parola “abusivamente” eviterebbe vuoti di tutela e offrirebbe maggiori garanzie per l’ambiente e la salute: con questa formulazione, ad esempio, verrebbero sanzionate l’emissione sul suolo o in atmosfera di sostanze pericolose regolate dalla normativa sulla sicurezza, come nel caso delle fibre di amianto, ma anche le cave illegali o i disboscamenti abusivi.
Anche Alessandro Bratti, deputato e presidente della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, definisce le dichiarazioni di Amendola “del tutto fuori luogo. I contenuti delle audizioni di magistrati, spesso giovani e molto preparati, impegnati sul campo, che la Commissione sta svolgendo, ci confermano la necessità di arrivare rapidamente all’approvazione di una legge di forte significato. Queste critiche tardive possono andare solo a vantaggio di coloro che mediante una discussione infinita vorrebbero ottenere il risultato di un nulla di fatto». Sulla vicenda interviene ancora Antonio Pergolizzi, Coordinatore Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, al quale preme sottolineare come il rischio paventato da Amendola, pare oggettivamente infondato: «Lo proverebbe la fortissima pressione ancora oggi esercitata da Confindustria per impedire l’approvazione definitiva della legge nella versione licenziata da Palazzo Madama”. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il presidente Giorgi Squinzi aveva pesantemente criticato il disegno di legge sugli ecoreati, parlando di norme “punitive” nei confronti delle imprese.
“Non c’è dubbio – aggiunge Bratti – che altre questioni rimangono aperte: soprattutto per quel che riguarda i reati oggetto di contravvenzione, per i quali andrebbero estesi i tempi di prescrizione ovvero elevarli a veri e propri delitti“. Il riferimento è alla gestione illegale delle discariche o al trasporto irregolare dei rifiuti.
D’accordo con l’inserimento del termine “abusivamente” si dichiara anche Paola Nugnes, senatrice del Movimento 5 Stelle (M5S) e membro della Commissione d’inchiesta sui traffici illeciti dei rifiuti. Nugnes, però, specifica che ogni polemica si sarebbe potuta evitare «se si fosse applicata la direttiva europea in termini di protezione ambientale. È un testo completo che, tra l’altro tratta il concetto di qualità dell’aria come bene ambientale». La senatrice, che auspica un’approvazione immediata del testo alla Camera, rivela poi un particolare relativo alla discussione al Senato: «Personalmente, mi ero battuta perché la dizione completa fosse “anche abusivamente”, una piccola aggiunta che a mio parere avrebbe fatto venir meno ogni aspetto potenzialmente limitante”.
La partita sembra ancora tutta aperta e, a quanto sembra, il problema per l’approvazione del testo alla Camera sarà più grande di quello di una semplice aggiunta. Mentre il presidente del Senato Pietro Grasso fa un parallelo tra il percorso della legge sui reati ambientali e quella sulla corruzione. Secondo la seconda carica dello Stato il percorso sui nuovi reati ambientali da inserire nel codice penale è stato difficile come quello delle norme anticorruzione: “Non è stato né breve né facile, molte resistenze, tante paure, critiche ingenerose all’impianto sanzionatorio giudicato troppo duro e agli aspetti preventivi, ritenuti, al contrario, troppo carenti”.