“Lavoro è parola che deriva dal latino labor, laboris: fatica, sofferenza, pena. Nel dialetto siciliano, come si vedrà, lavorare è travagliare; nel dialetto napoletano, faticare… Insomma, il lavoro… è pesante! Il lavoro è un incidente… pericoloso!”. Inizia così una recente canzone degli Skiantos e prosegue con “Chiunque può trovare un lavoro, ma devi essere in gamba, per vivere senza e non sentirne la mancanza”.
Trattasi di Una vita spesa a skivar la fresa, brano fondamentale in tempi di Jobs act che affronta l’annosa questione della ‘mistica del lavoro’, una malattia che ogni anno colpisce milioni di italiani (sia lavoratori che non), ma ahimè, un testo (lyric) obsoleto visto che sottintende che ‘chi va a lavorare’ percepisca un dignitoso compenso finalizzato al consumo, in qualità di indennizzo del proprio tempo sottratto ad altro.
Da un po’ di tempo, l’ultima frontiera della ‘mistica del lavoro’ è lavorare gratis, molto in voga tra i giovani provenienti da famiglie ricche o semplicemente benestanti. “Lavorare gratis è un’opportunità” dicono per giustificare l’ingiustificabile, poi dopo un po’ che lavorano ‘gratis’ li vedi mesti (sad) pronunciare parole in inglese senza senso tipo account manager, project manager, slide, panel, storytelling, junior manager, senior manager, contest, workshop, call, coprywater, ma non la parola money in my pockets (o wallet) e piangono, soprattutto le ragazze (boys don’t cry).
Ma perché questi giovani (youngs) lavorano ‘gratis’? Semplice, perché non hanno bisogno di lavorare per vivere e perché in famiglia c’è già chi lavora retribuito che gira una parte dello stipendio a questi boys e a queste girls, trasformandosi così nel datore di lavoro dei propri figli (ghost mantainer o bancoman/bancowoman) e magari ci sono pure i nonni (grandma & grandpa), i bisnonni (great grandfather & great grandmother)…Great!
La diffusione del lavoro ‘gratis’ è sicuramente una conquista delle società più evolute e un enorme merito delle generazioni precedenti che, grazie all’accumulo spropositato di ricchezze, evitano ai loro pargoli di porsi domande tipo “Cosa devo comprare coi soldi guadagnati?” (sottotitolo: che tanto i danari arrivano lo stesso dai ghost manteiners) e che consegnano il sangue del proprio sangue in pasto agli imprenditori startuppers e agli sharks, indiscussi agiati protagonisti della perdita di competitività del nostro Paese.
Ultima fantastica occasione di lavoro ‘gratis’ sarà Expo 2015, la sagra di paese che vedrà come personaggio principale ‘l’Italia nel mondo’ e che sarà volano del turismo colesterolico, ma anche idrovora di carburante dei serbatoi degli aerei che raggiungeranno Milano. Grazie a Expo 2015, milioni di persone raggiungeranno il capoluogo lumbard per mangiare a più non posso e scoprire le nuove opportunità offerte dallo Stivale oltre a pizza, mandolino, mafia e Berlusconi. Sarà bellissimo, quindi, ragazzi, ragazze, anzi boys & girls benestanti di belle speranze, guardatevi attorno e sappiate che Expo 2015 offre ancora tantissime opportunità di lavoro ‘gratis’ (ma anche sottopagate) da non lasciarsi sfuggire e che potrete aggiungere al vostro pomposo curriculum su Linkedin: “2015: ho fatto il (una parola in inglese a caso) a Expo 2015″.
Sarà la vostra patente di ‘lavoratore gratis’, il vostro passepartout per poter continuare a lavorare altri anni senza alcun compenso e, grazie a questa fondamentale esperienza, ad ogni colloquio dove vi presenterete, passerete in scioltezza davanti a tutti gli altri inesperti (inexperienced people) che desiderano entrare nel mondo del lavoro ‘gratis’. A quel punto dovrete solo temere gli attacchi dei vostri competitor più agguerriti, ovvero quelli disposti a pagare per lavorare ‘gratis’, ma questa è un’altra storia e la affronterete più avanti. Intanto godetevi questa esperienza formativa fondamentale.
In bocca al lupo e buon lavoro, gratis.