Nega e spiega Francesco Cavallo al giudice per le indagini preliminari di Firenze. Quelli per la famiglia dell’ex ministro Maurizio Lupi erano regali fatti solo per amicizia e un lavoro nelle pubbliche relazioni che gli impone di mettere in contatto le persone. Secondo i pm fiorentini e i carabinieri del Ros, lui era il tramite fra Stefano Perotti, l’imprenditore pigliatutto in fatto di appalti, e il ministero delle Infrastrutture, in particolare l’ex capo della struttura di missione Ercole Incalza e, ancor di più, il ministro responsabile.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip elenca una serie di attenzioni e favori di Cavallo nei confronti dell’esponente Ncd, del figlio Luca e della moglie, Emanuela Dalmiglio. Ci sono dei vestiti fatti fare su misura da un sarto, c’è un interessamento per trovare lavoro a Luca Lupi, c’è un biglietto pagato alla moglie di Lupi per raggiungerlo a Bari, a una convention dell’Ncd. L’accusa ipotizza che dietro a tutto ciò ci sia un continuo scambio di favori, che avrebbe giovato a tutti: a Lupi, che avrebbe ottenuto benefit a ripetizione; a Cavallo, che avrebbe goduto di un’attenzione particolare al ministero; a Perotti che, grazie anche all’intercessione di Cavallo, avrebbe ottenuto la direzione dei lavori degli appalti pubblici ‘gestiti’ da Ettore Incalza.
La versione di Cavallo è tutt’altra. “Io e Lupi ci conosciamo da 30 anni – ha detto al gip – quei regali sono per amicizia, non c’è niente di illegittimo, è tutto alla luce del sole e trasparente”. Amicizia rivendicata da Lupi nel giorno in cui alle Camere ha confermato, dopo aver dato la notizia durante il programma Porta a Porta, di lasciare il suo incarico. Il lavoro al figlio del ministro? “Non ho mai mediato con Perotti per questo”, ha risposto l’indagato al giudice. Anche il suo ruolo di mediatore fra Perotti e il ministero, secondo la difesa, va guardato da un altro punto di vista: “Cavallo svolge un lavoro di pubbliche relazioni – ha spiegato il suo legale, l’avvocato Sergio Spagnolo – Il suo ruolo è mettere in connessione delle persone. Per Perotti ha svolto molti incarichi e da molto prima che Lupi diventasse ministro. Cavallo non ha mai utilizzato la sua amicizia con Lupi per scopi illeciti”.
Dagli atti emergono parcelle da svariate migliaia di euro saldate a Cavallo da società legate a Perotti: “Ci sono lavori a cui ha collaborato – ha spiegato il legale – che, nel caso in cui siano realizzati, possono fruttare anche 14 milioni di euro. Quindi, fatte le proporzioni…”. Nell’ufficio del gip, Cavallo si è lasciato andare anche a qualche battuta amara: “Su questa storia vorrei fare un film – ha detto subito, per chiarire che avrebbe risposto alle domande – ma sono sereno, il tempo è galantuomo. Favori a Lupi? Se gliene avessi chiesto uno mi avrebbe mandato a stendere“. In mattinata, sempre dal gip a Firenze, c’era stato l’interrogatorio di garanzia dell’altro che, come Cavallo, è finito ai domiciliari, il collaboratore di Incalza, Sandro Pacella. Lui si è avvalso della facoltà di non rispondere, limitandosi a respingere “fermamente ogni addebito”.