E’ una scuola troppo nozionistica, ci sono poche attività extrascolastiche, le lezioni sono solo frontali con il professore che parla da solo ma i docenti sono preparati, si danno da fare e sono disponibili con i ragazzi nonostante non sappiano le lingue. A dare i voti alla scuola italiana sono gli studenti stranieri che grazie a Intercultura sono ospiti in Italia per un periodo che può variare tra le poche settimane e l’intero anno scolastico. La ricerca condotta in esclusiva per ilfattoquotidiano.it ha sondato il parere dei ragazzi presenti in Italia in questi mesi: 108 di loro, provenienti dall’America Latina (42%), dai Paesi europei (24%), dall’Asia (27%) e dal Nord America (7%) hanno risposto al questionario dando una fotografia di quanto i giovani stranieri pensino del nostro sistema d’istruzione.
Una sufficienza netta ma nulla di più: nessuno dei ragazzi ospitati dà un 10 alla nostra scuola e solo il 4,6% arriva al 9. Più della metà dei pareri (51,4%) si concentra tra il 4 e il 6 in pagella. Alla domanda diretta “cosa non ti piace della scuola italiana?”, oltre al fatto di dover andare a scuola il sabato (57,8%) due elementi balzano all’occhio: la didattica, le lezioni frontali (38,5%) e la mancanza di attività che vanno oltre l’aula (30,3%). I ragazzi arrivati dagli Stati Uniti e dalla Cina sono abituati a stare molte ore a scuola ma per attività sportive, incontri, momenti di relax che agevolano l’aspetto sociale dell’incontro. Ma ciò che proprio non va ai giovani presi in esame da Intercultura è proprio il metodo d’insegnamento: “Gli insegnanti parlano da soli e gli studenti prendono appunti. In Serbia – racconta Andrea, ospite di un liceo linguistico di Cuneo – siamo coinvolti nell’insegnamento”. Così Laila, brasiliana che sta frequentando un liceo linguistico a Matera: “La diversità più grande è la figura dell’insegnante e il modo di relazionarsi con loro. In Brasile il docente dev’essere trattato con rispetto ma non è considerato depositario della verità assoluta come in Italia”.
Confrontando i sistemi d’istruzione del Paese d’origine con il nostro, esce che la scuola italiana è più severa e difficile secondo il 31,2% degli intervistati così come il 45% sottolinea che diversamente dal proprio Paese, nelle nostre aule ci si concentra solo sui programmi e poco sulla pratica. La lente d’ingrandimento di Intercultura si è soffermata anche sui docenti: il difetto più evidente dei professori italiani, a detta degli studenti stranieri, è la loro scarsa conoscenza delle lingue straniere rilevata dal 35,8% dei partecipanti al questionario. Tutto sommato il giudizio sui nostri professori ci salva: il 29,4% dice che sono pazienti e disponibili; il 25,7% li giudica preparati e il 22,9 pensa che si danno un gran da fare. Non solo: la scuola italiana è promossa nel saper formare gli studenti in un percorso di successo. Un dato in controtendenza rispetto alla ricerca 2014 dell’Osservatorio di Intercultura dove secondo i docenti universitari, i nostri ragazzi arrivano dalla scuola secondaria di secondo grado impreparati. I giovani stranieri promuovono, invece, le materie: storia dell’arte, disegno, ma anche greco e latino piacciono al 33% dei ragazzi. E a proposito di differenze va segnalato che l’Italia è uno dei pochi Paesi dove l’uniforme a scuola non va messa.