Ma Dario Franceschini, Fleur Pellerin (Francia), Monika Grutters (Germania) e Malgorzata Omnilanowska (Polonia) si sono spinti oltre, chiedendo all’Unione Europea «di proporre senza indugio un’evoluzione nella legislazione europea, per consentire aliquote Iva ridotte per tutti i libri, siano essi a stampa o digitali».
I quattro ministri, infine, hanno chiamato in causa il mercato unico digitale sollecitando l’Europa a mettere in campo una strategia «per promuovere un più ampio accesso alla conoscenza, alla cultura e alla promozione della diversità culturale. Attraverso l’inclusione di questa evoluzione nella strategia europea, da noi fortemente sostenuta e difesa, si porrà fine alla discriminazione ingiustificata nei confronti degli e-books».
Vale la pena ricordare che la presa di posizione è una risposta alla decisione della Corte di Giustizia Europea di bocciare la modifica dell’aliquota Iva al 4% sugli e-book apportata da alcuni Paesi tra i quali Italia, Francia e Lussemburgo e che presto potrebbe portare a una procedura di infrazione nei confronti degli Stati ribelli.
Inoltre, è importante sottolineare che tra i ministri che hanno invitato l’Europa a rivedere la sua posizione sugli e-book, vi è anche la responsabile del Ministero tedesco che, pur non avendo applicato correzioni sulle aliquote, ha deciso di seguire i colleghi nel sostenere che un #libroèunlibro e rimane tale indipendentemente dal supporto.
I ministri hanno giocato la loro carta, adesso staremo a vedere quale sarà la risposta dell’Europa. La partita è ancora aperta.
Resta confusa, purtroppo, la questione dell’Iva per i Self Publisher. Tutti gli e-book che non hanno un codice Isbn pagano un’Iva differente. Tant’è che, nella confusione generale, Amazon sta pensando di creare un codice Isbn per gli autori che si auto-pubblicano. La necessità di una legislazione a riguardo si fa sempre più urgente.