Fra l’aprile e il giugno del 1982 si registrarono ben 255 morti e 777 feriti britannici e addirittura 649 morti e 1068 feriti argentini, molti dei quali, ora, mutilati di guerra. A quasi 33 anni dallo sciagurato conflitto delle Isole Falkland (Malvinas per gli abitanti del Paese latinoamericano), il governo britannico di David Cameron annuncia ora di voler rafforzare il contingente militare sulle lontane isole nell’altro emisfero, al momento possedimento di sua maestà la regina Elisabetta II, nonostante quei 1.200 soldati del Regno Unito già di stanza su quegli enormi scogli popolati da circa 3mila abitanti e mezzo milione di pecore. Ma il vero motivo dell’escalation della tensione, questa volta, non pare essere la voglia di rivalsa della “presidenta” Cristina Fernández de Kirchner. Londra teme sempre di più la Russia putiniana e così a preoccupare, ora, è quella provocazione di Mosca che secondo la stampa britannica sta trattando con Buenos Aires per la cessione di 12 bombardieri a lungo raggio, in cambio di alimentari (soprattutto grano e carne) per un popolo, quello russo, sempre più provato dalle sanzioni economiche dell’Unione europea e non solo. Secondo il Sun, il tabloid di Rupert Murdoch che per primo ha annunciato la notizia della mossa di Londra, le relazioni fra il Cremlino e Downing Street sono ormai quasi a livelli da guerra fredda. Ed è per questo che ora il Regno Unito corre ai ripari.
Un’altra parte della stampa britannica, tuttavia, parla di “pericolo di invasione”. Come fa il Guardian, descrivendo la possibilità di un intervento della “presidenta” – che da quando si è insediata reclama a gran voce le isole – per contrastare il crollo della sua popolarità in patria. Il ministro della difesa di Sua Maestà, Micheal Fallon, in parlamento ha appunto spiegato le intenzioni del governo conservatore in coalizione con il partito liberaldemocratico, anticipando tuttavia la mossa alla radio della Bbc. “Abbiamo rivisto la nostra presenza sulle isole Falkland – ha detto – dove evidentemente c’è ancora una continua minaccia anche a più di 33 anni dalla guerra”. Fallon tuttavia ha anche detto di non avere ancora avuto conferme dell’accordo fra l’Argentina e il Cremlino, “ma posso sostenere che la minaccia rimane ed è una minaccia molto viva”, ha aggiunto alla Bbc.
Il piano per le Falkland/Malvinas, chiaramente, rientra in un generale rafforzamento globale della risposta militare britannica, nonostante il contemporaneo progetto di taglio alla spesa pubblica, taglio che interesserà anche la difesa. “Si tratterà di razionalizzare l’esistente”, ha fatto sapere l’esecutivo guidato da David Cameron, rassicurando sul fatto che “un taglio del budget non significherà necessariamente un abbassamento del livello di guardia”. La Russia di Putin, in particolare, è al momento una delle minacce principali, almeno stando alle stesse parole degli strateghi militari britannici. Spaventano quei voli di cacciabombardieri di Mosca spesso intercettati al largo delle coste inglesi e scozzesi, anche nelle settimane scorse, così come spaventa lo spionaggio russo nella capitale britannica, che secondo gli esperti di intelligence è sempre più presente ed efficiente.
Quasi una nuova guerra fredda, quindi, alla quale ora si aggiunge lo spostamento di pedine dall’Atlantico settentrionale a quello meridionale, in una nuova tensione con Mosca che diventa sempre più globale. I dettagli per il piano delle Falkland/Malvinas verranno spiegati nelle prossime ore e nei prossimi giorni e al momento sulle isole staziona solo una piccola flotta di elicotteri Sea King e di jet da combattimento della Royal Air Force. La contesa centenaria, cominciata a cavallo fra il 1700 e il 1800, continua così ad andare avanti. E Cameron sa bene di avere dalla sua parte una grande parte dell’opinione pubblica in patria, che ritiene le isole assolutamente britanniche, da quando la vittoria della guerra rafforzò il governo di Margaret Thatcher. Con buona pace per tutti quei morti e quei mutilati e quegli invalidi di guerra che sono ancora in vita.