Tempi duri per chi costruisce i talk show politici della sera. La sfida sta nel trovare una ragione per cui lo spettatore, una volta che si affacci e capisca di cosa si parla, anziché fare spallucce e scanalare altrove, possa pensare che: “Sì, i contenuti sono sempre gli stessi da che mondo è mondo, dalle ruberie pubbliche all’ennesimo Annibale alle porte. Ma questi – riferito a chi muove la macchina del talk – me le mostrano con variazioni interessanti, un po’ come gli sceneggiatori che parlano sempre d’amore e avventura, ma con trovate narrative sempre diverse”.
E invece è proprio questo che da qualche tempo non riesce pressoché mai e a nessuno: rendere interessante lo stranoto. Come se della realtà si fossero smarriti i bandoli e ci si trovasse a non poter fare altro che allinearne i fenomeni. Prendiamo Quinta colonna o Piazzapulita, per stare alla coppia di ieri sera.
A Quinta Colonna avevamo le aste giudiziarie col dolore di chi si vede venduta la casa per colpa dell’ipoteca non pagata. Effetto compassione. A seguire, il positivo risultato di una visita a a Medjugorie. Effetto consolazione. E via così, con le storie che si facevano sotto cercando la botta emotiva piuttosto che la finalizzazione logica e narrativa.
A Piazzapulita nel contempo si dettagliavano gli affari dei soliti amici che regalano orologi ai figli dei ministri e spartiscono le direzioni dei lavori. L’unico potenziale “punto di svolta” c’è stato quando Massimo Cacciari ha condannato lo sputtanamento mediatico tramite intercettazioni mentre Marco Lillo ne sosteneva l’utilità ai fini della educazione civica e della maturazione politica dei cittadini. Ma la svolta non è stata coltivata e il programma ha ripreso a srotolare il suo elenco di efferatezze.
Insomma, sia da una parte che dall’altra avevamo, alla fin fine, una litania di ospiti e situazioni dove potevi scambiare quelle d’esordio con le finali, come le carrozze di un treno, ma senza locomotiva.
Sono gli autori che hanno perso la trebisonda, o è la realtà che gli è diventata inafferrabile?
Propendiamo per la seconda ipotesi perché di certo Renzi&Co. hanno cambiato le mappe politiche (basti pensare allo scontro fra la “ditta” e l’elettorato del Pd, per non parlare di quel che accade più a destra e più a sinistra). E in più ti ritrovi con un 20% di elettorato, quello grillino, che non si raccoglie in una idea di mondo, e reagisce più alla cronaca che alla storia.
Pur con questi limiti peraltro, i talk politici offrono una sponda agli spettatori che detestano l’altra tv e ancora ieri sera, mentre L’Isola dei Famosi chiudeva al 31% di share, sia Del Debbio sia Formigli hanno confermato i loro gruzzoletti attorno al 5% cadauno. Non molto, ma abbastanza per tenerli a quel che sono piuttosto che spingerli ad essere altro. La solita vecchia questione dell’uovo e della gallina.