Sì all’utilizzo da parte della polizia di programmi per acquisire “da remoto” le comunicazioni e i dati presenti in un sistema informatico. E via libera anche all’intercettazione preventiva sulle reti informatiche. Sono due dei punti contenuti del decreto antiterrorismo, che stato discusso alla Camera. Tuttavia manca ancora il parere del governo affinché la commissione Bilancio possa dare l’ok al decreto. La presidente di turno, Marina Sereni, ha aggiornato quindi la seduta alle 9 di giovedì 26 marzo.
Secondo quanto previsto dal testo, il pm potrà conservare i dati di traffico fino a 24 mesi e i provider su Internet saranno obbligati a oscurare i contenuti illeciti pubblicati dagli utenti e legati ai reati di terrorismo. L’uso del Web e di strumenti informatici per perpetrarli (arruolamento di foreign fighters, propaganda, ecc) diventa un’aggravante che comporta l’obbligo di arresto in flagranza.
All’estero a proprio rischio – Una norma inserita dalle commissioni Difesa e Giustizia prevede inoltre che chi intraprende viaggi all’estero in zone pericolose o li organizza avrà “l’esclusiva responsabilità individuale” sulle conseguenze. Un emendamento che intende scoraggiare i viaggi all’estero in aree a rischio, e per questo informalmente chiamata norma “anti Greta e Vanessa“. Secondo quanto riportato da Repubblica, infatti, Vanessa Marzullo in un’intervista avrebbe dichiarato di volere tornare in Siria, dove è stata rapita e liberata dopo 5 mesi. L’emendamento, voluto dal relatore Andrea Manciulli (Pd), stabilisce che il Ministero degli affari esteri “rende pubblici, attraverso il proprio sito web istituzionale, le condizioni e gli eventuali rischi per l’incolumità dei cittadini italiani che intraprendono viaggi in Paesi stranieri”. La Farnesina “indica altresì, anche tramite il proprio sito web istituzionale, comportamenti rivolti ragionevolmente a ridurre i rischi, inclusa la raccomandazione di non effettuare viaggi in determinate aree”. “Resta fermo – afferma quindi la norma – che le conseguenze dei viaggi all’estero ricadono nell’esclusiva responsabilità individuale di chi assume la decisione di intraprendere o di organizzare i viaggi stessi”.
Quintarelli (Scelta Civica): “Bisogna intervenire o si violerà da remoto in modo occulto il domicilio informatico dei cittadini” – Il deputato di Scelta civica, Stefano Quintarelli, esperto di internet, è però molto critico sulle norme del dl che riguardano le comunicazioni online. “L’Italia diventa il primo Paese europeo che rende esplicitamente ed in via generalizzata legale e autorizzato la ‘remote computer searches’ – scrive sul suo blog – e l’utilizzo di captatori occulti da parte dello Stato”. L’emendamento approvato a cui si riferisce il parlamentare modifica il codice di procedura penale, intervenendo sull’articolo 266-bis, comma 1 inserendo dopo “è consentita l’intercettazione del flusso di comunicazioni relativo a sistemi informatici o telematici ovvero intercorrente tra più sistemi”, le parole: “Anche attraverso l’impiego di strumenti o di programmi informatici per l’acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico”. Con l’emendamento, è la tesi del deputato, l’Italia autorizza l’utilizzo di malware per effetturare intercettazioni/spionaggio sugli utenti. “Il fatto grave è che questo non lo fa in relazione a specifici reati di matrice terroristica (come fa pensare il provvedimento), ma per tutti i reati ‘commessi mediante l’impiego di tecnologie informatiche o telematiche'”, scrive Quintarelli.
“Se non interveniamo – prosegue il deputato – da domani per qualsiasi reato commesso a mezzo del computer – dalla diffamazione alla violazione del copyright o ai reati di opinione o all’ingiuria – sarà consentito violare da remoto in modo occulto il domicilio informatico dei cittadini”, si legge ancora. “Ritengo vi sia la contestuale violazione dei diritti costituzionali previsti dall’art. 13 (sull’inviolabilità della libertà personale) all’art. 15 (sull’inviolabilità della libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione) della Costituzione, senza le adeguate garanzie da questa previste. Una norma generalizzata che consente l’uso di tali captatori occulti – è la tesi di Quintarelli – non rispetta alcun criterio di proporzionalità se non è strettamente limitata a specifiche gravissime ipotesi di reato, tassativamente determinate ex lege, e con doppia riserva di giurisdizione”. “Non dico che i captatori siano sempre da vietare, ma il loro utilizzo deve esser regolato in modo se possibile ancora più stringente di quello delle intercettazioni: pena la violazione di principi costituzionali oggi più che mai fondamentali”, conclude il post.