Un file audio. A 30 ore dallo schianto dell’Airbus della Germanwings sul massiccio dei Trois-Eveches, in Alta Provenza, è questa l’unica certezza da cui gli inquirenti partiranno per cercare di comprendere le cause che hanno portato al disastro aereo del volo Barcellona-Dusseldorf, costato la vita a 150 persone. Il direttore del Bea, l’ufficio francese per l’analisi e l’inchiesta sugli incidenti aerei, lo ha detto chiaramente nel corso della conferenza stampa convocata per fare il punto sullo stato delle indagini: in mano hanno davvero poco, solo una registrazione audio contenuta nella scatola nera (peraltro gravemente danneggiata) ritrovata nel luogo dello schianto e pochi altri elementi. Che però accrescono dubbi e mistero su quanto accaduto nella cabina di pilotaggio del velivolo Germanwings, la cui ultima comunicazione – alle 9.30 – è stata di pura routine. Innanzitutto la dinamica.
Secondo il capo degli investigatori l’airbus si è letteralmente disintegrato poiché viaggiava a velocità di crociera. Tradotto: nessun rallentamento, nessun tentativo di atterraggio di emergenza. “L’aereo ha volato fino all’impatto finale” ha detto il direttore, che ha spiegato come sia “troppo presto per trarre delle conclusioni” sui contenuti della scatola nera ritrovata. Quanto tempo ci vorrà? “Settimane o mesi”. Perché? “Ci sarà lavoro dettagliato per capire i suoni e le voci di questa scheda. Non abbiamo ancora un’analisi precisa”. Si scaverà negli audio, quindi. Che però almeno ci sono e “questa è una notizia confortante, un passo avanti” ha detto il responsabile del Bea. Che però, per quanto riguarda le indagini, è stato costretto ad un mezzo passo indietro davanti ai cronisti: “Terrorismo? In questo momento non possiamo escludere alcuna ipotesi“. Smentito, invece, il ritrovamento dell’altra scatola nera “sui parametri di volo“. Francois Hollande, nella conferenza stampa congiunta con Angela Merkel e Mariano Rajoy, ha spiegato che è stata rinvenuta “solo la custodia, ma purtroppo non ancora il suo contenuto“. I due dispositivi sono complementari e potranno permettere di capire qualcosa di più su quanto accaduto in quota. Nel frattempo, però, nell’ambito delle indagini è stata sequestrata nell’aeroporto di Barcellona – da cui è decollato l’Airbus 320 – l’autobotte che ha fornito il carburante per riscontrare l’eventuale presenza di residui acquosi.
Le indagini – Ministro della Difesa: “Non ci sono prove di sabotaggio”
Allo stato nessuna pista sulle cause del disastro è esclusa, anche se nelle indagini quella del terrorismo “non è la pista privilegiata, anche se tutto le ipotesi devono essere prese in esame” ha detto Cazeneuve, intervistato da RTL. Più diretta la presa di posizione del ministro della Difesa Thomas De Maiziere, secondo cui “non ci sono indizi di peso per ritenere che l’incidente sia stato provocato intenzionalmente da terzi”. Il ministro ha anche aggiunto “di non voler prendere parte a speculazioni o congetture sulle cause del disastro”, anche se dall’interno del ministero alcune fonti hanno lasciato trapelare che allo stato attuale è comunque troppo presto per escludere completamente qualsiasi pista. Buio pesto su ciò che ha determinato la sciagura anche in casa Lufthansa, con l’amministratore delegato Carsten Spohr che a L’Express, rifiutando di fare ipotesi sulle cause, ha parlato di “incidente inspiegabile” poiché l’aereo “non aveva problemi tecnici, era in perfette condizioni e il pilota era esperto e addestrato”.
L’ipotesi dell’esperto: “In cabina pilotaggio esplosione di batterie a litio”
In attesa di qualche certezza, continuano a proliferare le ipotesi su quanto può essere accaduto all’Airbus. Tra queste c’è quella del consulente aeronautico Bernard Chabbert, che su radio Europe 1 ha parlato di “possibile di pile al litio nella cabina di pilotaggio” come causa del disastro. A sentire l’esperto, l’aereo non è caduto “ma è sceso ad un ritmo normale”. Da qui la congettura secondo cui “non vi era più nessuno di cosciente nella cabina di pilotaggio“. Il motivo? L’esplosione del particolare tip di batterie, che quando bruciano “emettono vapori estremamente tossici che uccidono in poche decine di secondi”. “Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato Chabbert – ci sono stati 170 casi di esplosioni di pile al litio su aerei di linea. Nella maggior parte erano pile di smartphone o computer portatili, ma due cargo 747 si sono schiantati con l’equipaggio perché un carico di pile al litio ha preso fuoco a bordo”.
Riprese la ricerca delle vittime: “Visti i corpi”
Intanto sono riprese alle prime luci del giorno le operazioni sul massiccio dei Trois-Eveches, in Alta Provenza, sulle Alpi francesi al confine con l’Italia, dove ieri si è schiantato l’Airbus A320. In serata, poi, i primi corpi delle centocinquanta vittime sono stati recuperati con gli elicotteri. Per raggiungere la zona dello schianto sono necessari circa 10 minuti di volo dal quartier generale dei soccorsi. “Sono visibili dall’alto, sorvolando il massiccio, i corpi delle vittime” aveva detto in mattinata il coordinatore dei soccorsi, Xavier Roy, parlando con i giornalisti al campo volo. “Sì, si vedono dei corpi ma per rispetto dei familiari delle vittime preferisco non aggiungere altro”. Nonostante il buio e le precipitazioni della notte, in quota era rimasta anche una squadra specializzata nell’individuazione dei corpi. In giornata, poi, sono arrivati al campo base il presidente francese François Hollande, che ha accolto la cancelliera tedesca Angela Merkel (che ieri ha cancellato tutti gli impegni) e il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy.
“Zona impervia. Priorità è restituire corpi alle famiglie”
“La zona è impervia e le operazioni sono complesse – ha spiegato un gendarme – Stiamo portando in quota tutto il materiale necessario per effettuare le varie attività e per completarne il trasferimento saranno necessari ancora parecchi voli”. Sulla zona il cielo è nuvoloso, ma nelle prossime ore non è prevista pioggia. “La priorità è restituire corpi alle famiglie. Qualunque sia il tempo che ci vorrà, prenderemo il tempo necessario” ha detto un portavoce del ministero dell’Interno a Parigi, il quale ha anche aggiunto che una squadra di “dieci medici legali” è stata inviata nella zona dell’incidente per contribuire all’identificazione delle vittime e per lavorare insieme agli inquirenti specializzati della gendarmeria nazionale. “In questo momento la nostra priorità è mettere in sicurezza la zona e trovare la seconda scatola nera – ha dichiara Xavier Roy – si tratta di un lavoro complesso perché la zona è impervia, si scivola, ed è rischioso per gli stessi soccorritori”. Tra le vittime ci sono 72 tedeschi, 49 spagnoli ma anche un cittadino israeliano, tre di nazionalità kazakaa, tre britannici, un danese, due colombiani, un olandese, due australiani. Ci sono anche due vittime statunitensi, due cittadini del Venezuela, due dell’Iran, due dell’Argentina, uno del Messico, uno del Giappone e uno del Belgio.”L’identificazione dei corpi richiederà diversi giorni” ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Marsiglia, Brice Robin.
Estratti a sorte per viaggio premio i sedici studenti tedeschi
Ci sono anche 16 ragazzi di 15 anni e due insegnanti tra le 150 vittime: si tratta di una intera classe del liceo Joseph Koenig di Haltern am See (Renania). Gli studenti stavano tornando a casa da un paesino vicino a Barcellona, dove erano stati ospiti di una classe di coetanei e, atroce scherzo del destino, erano stati estratti a sorte tra i tanti coetanei della scuola per il viaggio studio organizzato in Spagna. Lo ha rivelato oggi il preside dell’istituto, Ulrich Wessel, durante una conferenza stampa convocata nel palazzo comunale. Viste le tante richieste, l’istituto europeo aveva deciso di organizzare un’estrazione. Che poi purtroppo è risultata fatale per i vincitori. “Al momento non so se organizzeremo altri viaggi di scambio linguistico e culturale”, ha confidato il preside. “Abbiate comprensione: sono ancora sconvolto” ha aggiunto.
Un testimone: “Ho visto quell’aereo volare così basso…”
“Ero in giardino e ho sentito un rumore strano, sordo. Mi sono girato e c’era quell’aereo che volava così basso…”. Parola di Marc Emy, uno dei testimoni che ha assistito allo schianto dell’Airbus della Germanwings. “Poco dopo un boato – ha spiegato – come la dinamite“. Insieme a lui, nella loro casetta di Prads, a pochi chilometri dal luogo della tragedia, c’era anche la moglie: “Io ero in casa, ho solo sentito un rumore molto forte, ce l’ho ancora nelle orecchie”. Il disastro aereo sarà oggetto di un’indagine congiunta tra le autorità francesi, spagnole e tedesche. I tre paesi chiederanno formalmente alle autorità informazioni sulla manutenzione dell’aereo e sulle condizioni del suo volo. L’Aeronautica francese aveva immediatamente inviato un jet Mirage nell’area del disastro ma era arrivato troppo tardi per poter essere di alcun aiuto.
Anche oggi piloti e assistenti di volo restano a terra
I dirigenti dell’Ufficio analisi e inchieste (Bea) sugli incidenti aerei terrà una conferenza stampa a Parigi intorno alle 16. Intanto anche oggi Germawings ha annullato alcuni voli dopo che altri piloti e assistenti di volo hanno deciso di non volare: “Alcuni membri dell’equipaggio non vogliono volare in questa situazione, e noi questo lo comprendiamo”, ha detto un portavoce della compagnia low cost della Lufthansa.