Il via libera alla legge elettorale alla Camera prima delle elezioni Regionali. Con o senza l’appoggio della minoranza del Partito democratico. Matteo Renzi prepara l’agenda dei prossimi giorni e mentre chiede al Parlamento di accelerare sulla discussione per l’Italicum, fissa la direzione Pd per lunedì 30 maggio alle 16.
La minoranza Pd da giorni critica l’atteggiamento di Renzi e chiede che si intervenga con alcune modifica al testo. Il primo che ha più volte ribadito che “così com’è non voterà la legge elettorale” è proprio Pierluigi Bersani. Ma nonostante le minacce, sembra che lo spazio di manovra sia poco. In compenso secondo alcune indiscrezioni sembra che Renzi voglia dare la poltrona di ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture lasciata libera dal dimissionario Lupi all’esponente della minoranza Pd Roberto Speranza. Una mossa però che i critici non sembrano aver apprezzato: “Non è una questione di poltrone”, ha commentato l’ex presidente Pd Gianni Cuperlo. “Io la poltrona che occupavo l’ho messa a disposizione dopo 38 giorni. Un record. Sul governo, comunque, decide Renzi”. Quanto all’ipotesi di un coordinamento nel Pd tra Camera e Senato sulle riforme, Cuperlo spiega: “E’ una proposta che abbiamo lanciato sabato scorso nell’assemblea della sinistra, che mi convince e sulla quale lavorerei”.
L’idea quindi di una resa dei conti in direzione scontenta la minoranza Pd che rischia di uscirne ancora una volta sconfitta. “La materia costituzionale ed elettorale”, ha commentato il bersaniano Alfredo D’Attorre, “non si risolve in un voto in Direzione, si è sempre riconosciuto un margine di autonomia e valutazione ai parlamentari”. Andrea Giorgis, mettendola sul tecnico, ha aggiunto: “La Direzione non può fissare i tempi e i modi del percorso parlamentare di un provvedimento, una questione di cui poi dovranno occuparsi i gruppi parlamentari”. Intanto il barometro dei rapporti interni al Pd tornava a segnare tempesta. Un tema aperto, che Renzi ha appena discusso con il capo dello Stato, da non chiudere nel recinto delle beghe politiche. Insomma, secondo la maggioranza del partito quella su Speranza sarebbe stata una voce fatta circolare ad arte dalla sinistra interna. “Non è questa la questione, non è un argomento all’ordine del giorno, in quel ministero deve andare il più bravo. Basta”, sono state le parole con cui Pier Luigi Bersani ha provato in giornata a spegnere ogni discussione. Ma il tema ha tenuto banco nei capannelli alla Camera (“dove tutti, alla fine, guarda caso chiosavano con un ‘decide Renzi”, facevano notare i renziani).