pannolini

L’impianto inaugurato ieri a Spresiano (Tv) è la dimostrazione, una volta di più, della teoria che alcuni vanno sostenendo da tempo. E cioè che i rifiuti in effetti non esistono, ammesso che ci si metta nell’ottica di non considerarli tali.

Questo progetto industriale, in grado di ricavare 350 kg di cellulosa e 150 di plastica da una tonnellata di rifiuti (pannolini, pannoloni, assorbenti…), è ancora più significativo se ne consideriamo la genesi. Sì perché tutto nasce dalle buone pratiche di un piccolo comune che in anni di azioni concrete è da molti stato riconosciuto come il più virtuoso d’Italia in fatto di gestione dei rifiuti: Ponte nelle Alpi (Bl).

Con un 91,5% di raccolta differenziata e una produzione pro-capite di 28 kg. all’anno, gli amministratori locali hanno cominciato a porsi il problema di ridurre ulteriormente quel poco che rimaneva a valle di un porta a porta spinto. Di quel 9% scarso, infatti, circa il 30% è rappresentato da pannolini e pannoloni, fino ad oggi non riciclabili.

E qui entra in gioco la voglia di fare ricerca e di trovare soluzioni che, nel giro di qualche anno, hanno prodotto quel mezzo miracolo in funzione da oggi a Spresiano. Costruito dalle aziende Contarina e Fater in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Ambiente Italia, il progetto è stato co-finanziato dall’Unione Europea. Ci sarà una prima fase di sperimentazione che servirà a testare le macchine e l’operatività dell’impianto.

In un Paese dove si gettano ogni anno circa 900mila tonnellate di prodotti assorbenti, che vanno ad ingrassare quelle discariche quasi ovunque sature e oggetto di sanzioni europee, un’iniziativa del genere dovrebbe essere salutata come novità importante dalle istituzioni nazionali, monitorata ed eventualmente sostenuta per una sua diffusione capillare su tutto il territorio. Una volta a regime il sistema potrà trattare fino a 8mila tonnellate di rifiuti all’anno, servendo una popolazione di 800mila persone.

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