Il 2015 sarà l’anno dell’amicizia tra Corea del Nord e Russia. L’annuncio è stato dato dall’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. Mosca e Pyongyang, sottolinea l’agenzia, approfondiranno i legami politici, economici e culturali. L’iniziativa è l’ultima in ordine di tempo della sempre maggiore collaborazione tra i due Paesi, entrambi soggetti a sanzioni internazionali, imposte nel caso russo per la crisi ucraina e per quanto riguarda i nordcoreani in risposta ai test nucleari e balistici condotti dal regime tra il 2006 e il 2013. La scorsa settimana i due governi hanno siglato un accordo di cooperazione per l’istituzione di una zona di sviluppo nell’estremo oriente della Federazione russa. L’intesa è stata firmata durante la riunione inaugurale del nuovo consiglio congiunto per gli affari. Ed è dei giorni scorsi la notizia che la Mosenergo, controllata del colosso energetico Gazprom, condurrà studi di fattibilità per portare elettricità a Nord del 38esimo parallelo.

L’appuntamento che potrebbe però segnare il salto di qualità nelle relazioni bilaterali potrebbe essere la partecipazione di Kim Jong Un alle celebrazioni per il 70° anniversario della sconfitta del nazismo, che si terranno il 9 maggio a Mosca. Sull’eventualità della visita non ci sono però ancora certezze, anche perché i comunicati ufficiali lasciano un certo grado di ambiguità. Quando ad esempio si parla di “leader nordcoreano”, ci si potrebbe infatti riferire a Kim Yong Nam, presidente dell’Assembla suprema del popolo e formalmente capo di Stato, che lo scorso anno partecipò alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali di Sochi. Tutto però, a cominciare dalle dichiarazioni del Cremlino, lascia intendere che sarà proprio Kim Jong Un a presenziare alle celebrazioni moscovite. In questo caso si tratterebbe del primo viaggio all’estero per il Brillante compagno, salito al potere alla morte del padre Kim Jong Il nel 2011. Anno tra l’altro in cui il Caro Leader, ad agosto, quattro mesi prima dell’attacco cardiaco che l’avrebbe stroncato, ebbe un incontro bilaterale con l’allora presidente russo, Dmitry Medvedev. Di fatto la presenza del giovane leader a Mosca marcherebbe la distanza tra Pyongyang e Pechino. Kim Jong Un non ha infatti ancora mai incontrato il presidente cinese, Xi Jinping, che ha invece avuto diversi faccia a faccia con la presidente sudcoreana Park Geun-hye.

Da una parte Pyongyang è alla ricerca di nuove sponde diplomatiche che possano compensare i rapporti non più stretti come un tempo con la Cina. Anche per questo motivo funzionari del regime sono stato impegnati nei mesi scorsi in un tour diplomatico che ha toccato anche l’Italia. Tappa principale di questa offensiva è stata lo scorso novembre la visita a Mosca di Choe Ryong Hae, inviato speciale di Kim Jong un che ha recapitato a Vladimir Putin un messaggio del giovane leader. I risultati dell’amicizia non mancano. Lo scorso anno il Cremlino ha cancellato il 90% del debito da 11 miliardi di dollari, risalente all’epoca sovietica. I restanti 1,9 miliardi saranno usati per progetti infrastrutturali transfrontalieri e potranno essere ripagati in 20 anni. I due Paesi hanno inoltre adottato il rublo come valuta per gli scambi bilaterali, così anche da poter aggirare le sanzioni. La Russia si è infine impegnata a investire investire 25 miliardi di dollari nella modernizzazione di tremila chilometri di ferrovie nordcoreane. Opera che potrà favorire l’accesso russo alle riserve minerarie del Paese e completare il collegamento con la Corea del Sud, con l’obiettivo di creare una rete che vada dall’estremo oriente fino alla Germania, passando per i territori della Federazione russa.

Per il Cremlino, secondo diverse interpretazioni, lo sguardo rivolto alla Corea del Nord rappresenta la possibilità di nuovi sbocchi per intessere relazioni in Asia orientale, mentre si raffreddano quelle a occidente con l’Europa. Inoltre dà a Mosca la possibilità di rafforzare il proprio profilo diplomatico, accreditandosi nell’ancora irrisolta questione del programma nucleare nordcoreano.

di Andrea Pira

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