Musica

Tommaso Di Giulio, ecco “L’Ora solare”: È un album molto intimo e privato ma anche dichiaratamente collettivo”

Il songwriter romano propone "un percorso sonoro in cui l’ordine in cui sono disposte le canzoni della scaletta è molto importante e al cui centro c’è il tempo, la difficoltà di sintonizzarsi sulle frequenze del presente e la paura del futuro"

di Pasquale Rinaldis

Un viaggio a ritroso nei ricordi dell’infanzia e della gioventù giocando con le parole e lavorando di poesia. Cresciuto ascoltando dischi come Ziggy Stardust, Heroes e Outside di David Bowie, “comprati assieme il secondo anno di liceo, una folgorazione”, è in questo modo che Tommaso Di Giulio, songwriter romano, scopre “una libertà espressiva così grande, fusa alla capacità di cimentarsi in maniera eccellente con decine di generi anche diametralmente diversi l’uno dall’altro, una peculiarità mai trovata in nessun altro artista”. Più interessato alle domande che alle risposte, acquisita la sicurezza necessaria per affrontare un mondo non proprio agevole come in precedenza immaginato, Tommaso Di Giulio si addentra nel misticismo acustico degli anni Settanta, accarezza l’elettronica degli Ottanta e si getta nella rabbiosità dei Novanta: “Mi piacciono gli opposti purché le diversità siano la scintilla per un incontro. Il mio sguardo è vorace, a volte anche ingordo e cerco di nutrirlo con più curiosità possibile”.

Sono molte le influenze nel nuovo disco, il secondo, intitolato L’Ora Solare: “È un album molto intimo e privato ma anche dichiaratamente collettivo, infatti vi hanno suonato circa cinquanta persone. È un percorso sonoro in cui l’ordine in cui sono disposte le canzoni della scaletta è molto importante e al cui centro c’è il tempo, la difficoltà di sintonizzarsi sulle frequenze del presente e la paura del futuro. Tuttavia, tra un brano e l’altro, si intrecciano storie che parlano di paradossi, di sesso, di viaggi, di invecchiamento, adolescenza, infanzia e svariate messe in discussione di punti fermi della mia vita”.

Rispetto al disco precedente è particolarmente più aggressivo e diretto sia dal punto di vista musicale che da quello dei testi: “Mi sono concesso la libertà di lanciare qualche invettiva, in alcuni casi lamentarmi un po’ e in altri di cercare nuovi punti di osservazione per rinnovare lo sguardo su cose che avevo dimenticato”. Cantautore meticoloso nella scelta delle parole, “perché penso che possano o debbano essere vettore dei tratti distintivi di autore tanto quanto la musica”, Dov’è L’America?, brano che apre il disco, è una ricerca di una frontiera metaforica che non si raggiunge mai. Un’ode alla ricerca come motore di curiosità e vita. Segue La fine del dopo, per la serie, ammazzare il tempo non si può, proviamo a ingannarlo e vediamo che succede. Spesso e Volentieri è una storia d’amore che parla di distanze reali e simboliche, anche qui il tempo è il protagonista. Ne Il Misantropo racconta l’evoluzione positiva di un cinico disilluso che si riscopre curioso nei confronti dell’umanità. Poveri Posteri è una formidabile invettiva contro “i leoni della tastiera”, i manifestanti da salotto, gli slogan vuoti. Sospesi: anche qui il tempo, una coppia e un litigio notturno che si risolve nel desiderio di fuggire lontano. Musica Da Camera: tentativi di conquistare, grazie alla musica, un po’ di privacy per conquistare un amplesso al riparo da orecchie indiscrete di coinquilini. Novanta: un viaggio nostalgico nell’adolescenza di chi è nato a metà anni 80 che oggi si ritrova a commuoversi riascoltando hit dance dei Novanta. Melodrammatica: anche qui l’amore e il tempo che ballano, combattono, si abbracciano, si picchiano… La Trappola: un tributo a Mario Monicelli che si trasforma in un elenco di j’accuse. Uno sfogo psichedelico. Meno Trenta: la storia di qualcuno che stanco dell’Italia è partito verso un paese freddo e lontano ma non resiste alla tentazione, dopo tanti anni, di contattare una vecchia amica e farsi raccontare cosa è cambiato, scoprendosi profondamente desideroso di tornare, anche a costo di soffrire. Tango per un povero diavolo: l’immedesimazione in prima persona nel punto di vista di un essere spregevole, di una carogna. Ragazzo per agosto: a chi non è capitato di essere stato ‘ragazzo o ragazza per agosto’? “È l’unico divertissement del disco”. Universo: ora zero, “con il cuore che batte al ritmo di Space Oddity si parte per un viaggio interstellare tutto dentro la mia testa. si torna bambini, poi adolescenti, poi adulti, si invecchia e poi al contrario fino a ripartire dal mio presente con sguardo nuovo”.

E alla domanda su quali siano le sue ambizioni legate a questo disco, Tommaso risponde: “Spero che lo ascoltino più persone possibili e che molti, magari, decidano di andare controcorrente e comprarlo. Perché il supporto è molto bello e in particolare il disco ha una confezione pazzesca con un artwork molto elaborato che credo appagherà ogni appassionato del supporto fisico”.

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