Silvio Alessi - candidato "azzurro" sostenuto da Riccardo Gallo, parlamentare vicino a Dell'Utri - ha vinto la consultazione. L'ex sindaco della città, oggi presidente dem regionale, contesta il risultato e vorrebbe fare competere un "suo" uomo
Nessuno ha mai denunciato alcuna irregolarità, eppure le primarie di Agrigento potrebbero presto essere annullate. Per adesso si tratta soltanto di uno spiffero, ma è un fatto che quelle primarie vinte da Forza Italia non solo oggi imbarazzano il Pd, ma sono diventate indigeste persino agli stessi dirigenti democratici, per questioni d’esclusiva opportunità personale. È per questo che Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento con l’Udc, oggi presidente regionale del Pd e renziano di ferro, lascia aperte tutte le ipotesi.
“Primarie da annullare? Vedremo sabato che succede: dobbiamo puntare ad amministrare la città”. Ma come si fa ad amministrare la città, se il candidato sindaco di Agrigento 2020, la coalizione delle primarie, si chiama Silvio Alessi, ed è un uomo di Riccardo Gallo, leader di Forza Italia? Zambuto prova a divagare, poi confessa: “Non è un caso che i renziani di Agrigento adesso chiedono l’annullamento. Se io ci ho parlato? Beh, io parlo con tutti”. Il riferimento è per l’infuocato comunicato diffuso dalla corrente Renzi di Agrigento, dove non solo si chiedeva l’annullamento delle primarie, ma anche il commissariamento della segretaria provinciale.
Zambuto, ovviamente, glissa sul fatto che in quanto leader della corrente renziana ha certamente avuto il suo peso in quella richiesta ufficiale di annullamento delle primarie. E d’altra parte non è un mistero che l’ex sindaco vorrebbe installare sulla poltrona di primo cittadino di Agrigento un uomo a lui vicino: andando al voto con Alessi, invece, il rischio è alla fine a vincere le elezioni sia Calogero Firetto, ex sindaco di Porto Empedocle (eletto all’ultimo giro con il 93 per cento), candidato autonomo dell’Udc, rivale storico di Zambuto.
È per questo che, dopo essersi accordato con Riccardo Gallo, l’uomo portato in Parlamento dal Marcello Dell’Utri, adesso il Pd sembra pronto a buttare a mare le primarie della discordia. Il segretario regionale Fausto Raciti, già entrato in polemica con Alessi per le frasi infelici sull’esistenza di Cosa Nostra ad Agrigento, ha avuto carta bianca da Roma: sabato riunirà i vertici del partito a Palermo per decidere che fare del caso agrigentino. “Almeno Alessi sembra una persona onesta, poi ha i soldi, non se li deve fare” diceva ieri il governatore Rosario Crocetta, forse l’unico dirigente del Pd rimasto a difendere il vincitore delle primarie agrigentine, uno dei pasticci più controversi della storia democratica. Ed è per questo che adesso i dirigenti del Pd sembrano pronti a sconfessare quel turno elettorale in cui hanno abbracciato gli uomini di Forza Italia.
“Ma se nessuno ha mai denunciato brogli, come faranno ad annullare queste primarie? Se ne sono accorti ora che c’erano quelli di Forza Italia dentro?” chiede ironico il deputato democratico Giovanni Panepinto. “La verità – continua – è che ormai il Pd è una prateria per quelli che arrivano da destra”. Dopo l’annessione dei cinque deputati regionali ex fedelissimi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, l’ultimo caso di conversione sulla via della Leopolda si è verificato a Favara, a pochissimi chilometri da Agrigento. A seguito delle dimissioni di due consiglieri comunali, il giovane Carmelo Vitello è entrato in consiglio dopo tre anni dalle elezioni, quando era stato il primo dei non eletti nella lista Futuro e Libertà. Peccato che nel frattempo Vitello non solo sia passato al Pd, ma sia addirittura diventato segretario cittadino del partito di Renzi: adesso viene eletto con i voti della destra. Curiose contraddizioni che nella terra dei paradossi iniziano ad abbondare sempre di più.