Nella storia recente dell'aviazione civile si ricordano altri episodi in cui la volontà di togliersi la vita di uno dei piloti ha portato allo schianto di un aereo di linea e alla morte di tutte le persone a bordo. Eccoli
Se l’ipotesi del suicidio del copilota dell’Airbus 320 verrà confermata, non si tratterebbe del primo caso nella storia dell’aviazione commerciale. Sarebbe bensì il quarto nel giro di trent’anni. Sono infatti almeno tre i precedenti noti. Il primo si è verificato il 9 febbraio del 1982 quando un DC-8 della ‘Japan air lines’ precipitò in mare poco prima di atterrare all’aeroporto Haneda di Tokyo per colpa di una manovra errata fatta deliberatamente dal comandante Seiji Katagiri, 35 anni d’età. La commissione d’inchiesta appurò che l’uomo – il quale, soffriva di disturbi nervosi – nonostante un tentativo di intervento di altri due membri dell’equipaggio, aveva invertito la spinta dei motori a 300 metri dalla pista, facendo precipitare l’aereo in mare. Nell’incidente morirono 24 persone e 150 rimasero ferite. Il pilota, al termine del processo, fu ritenuto non colpevole perché instabile di mente.
Infine, nell’agosto del 1994, l’Atr-42 della Royal Air Maroc, con 44 persone a bordo, tra cui 8 italiani, precipitò vicino ad Agadir. L’aereo era diretto a Casablanca. Il ‘cockpit voice recorder’, il registratore delle conversazioni di cabina, rivelarò che fu il comandante, Younis Khayati, a causare l’incidente nonostante i tentativi disperati del co-pilota, Sofia Figuiqui, la quale dopo aver lanciato per ben tre volte il ‘may-day’, cercò invano di bloccare il comandante.