Un pilota chiuso fuori dalla cabina, l’altro che dirotta l’aereo. La rivelazione del New York Times sulle prime risultanze degli esami della scatola nera dell’aereo Germanwings caduto in Francia descrive una dinamica già nota alle cronache. Il 17 febbraio 2014, poco dopo il decollo, il copilota di un volo della Ethiopian Airlines diretto da Addis Abeba prima a Roma poi a Milano aveva preso il controllo del velivolo chiudendo fuori dalla cabina il pilota – un italiano – che era andato in bagno e ha dirottato l’aereo a Ginevra. Tanta paura, momenti di panico, ore che sembravano infinite. Ma per fortuna era finito tutto bene per i 193 passeggeri, di cui 139 gli italiani.
Il primo allarme era stato dato dalle autorità del Cairo. Intercettato poi sui cieli della Sicilia dai caccia italiani che lo avevano scortato in Francia, ‘consegnandolo’ all’aeronautica d’Oltralpe, l’aereo era quindi atterrato a Ginevra. In Svizzera il copilota, 31 anni, era stato arrestato mentre tentava la fuga calandosi con una corda dal finestrino del cockpit. Poi aveva chiesto asilo, spiegando di sentirsi “minacciato” nel suo Paese. A raccontare le fasi concitate a bordo dell’aereo erano stati poi gli stessi passeggeri, documentando gli attimi concitati con i loro telefonini.
La paura si e’ fatta incubo quando il copilota ha minacciato di far schiantare l’aereo se il comandante non avesse smesso di tentare di entrare nella cabina. I passeggeri hanno avuto la sensazione che l’aereo perdesse quota, e sono scese le maschere dell’ossigeno. A quel punto a bordo è stato il panico. “Far scendere le mascherine e’ stata una distrazione (del dirottatore), l’aeroplano non ha mai avuto problemi di pressurizzazione”, ha poi assicurato il comandante ai passeggeri
una volta atterrati a Ginevra ma ancora in attesa di essere evacuati.
“Ho fatto tutto il volo qui davanti” alla cabina di pilotaggio chiusa, spiegava ancora il comandante. “Come sapete, dopo l’11 settembre le porte sono blindate, non c’era piu’ modo di entrare”. “Non mi potevo muovere, altrimenti aveva minacciato che avrebbe fatto cadere l’aereo. Le sue motivazioni non le so, ma non mi interessa. Per adesso mi interessa che stiate tutti bene”, ha aggiunto raccogliendo l’applauso dei passeggeri ormai in salvo. Poco dopo le teste di cuoio svizzere sono salite a bordo, chiedendo a tutti di non muoversi e di mettere le mani sulla testa. I passeggeri sono quindi scesi uno alla volta, sempre con le mani in testa e senza bagaglio a mano. Accolti dalle autorità dell’aeroporto ginevrino, hanno ricevuto assistenza immediata per poi essere rinviati chi a Milano in bus, chi con altro volo a Fiumicino.
Il governo etiope ha identificato il dirottare come Hailemedehin Abera Tagegn, 31 anni, da cinque dipendente della compagnia, senza precedenti penali. Secondo il ministro dell’informazione etiope, Redwan Hussein, il dirottatore stava “fisicamente bene” e non aveva motivi per fuggire dall’Etiopia. “Non c’e’ alcuna ragione politica, sociale o economica che giustifichi il fatto di dirottare un aereo e diventare un criminale”, ha aggiunto il ministro. Il 20 marzo 2015 l’uomo, in carcere in Svizzera, è stato condannato in contumacia da un tribunale etiope a 19 anni di carcere.