Valentino Rossi ha 36 anni e dall’alto della sua esperienza sa che questo sarà un mondiale decisivo per il suo futuro, da motociclista che, dice lui, non vede oltre il 2016? Fa strano pensare a un addio perché sembra ieri quando nel 1996 identificammo questo ragazzino di Tavullia che sfrecciava, irriverente, sulle piste di tutto il mondo e si cuciva addosso, indissolubilmente, l’immagine di italiano di successo.
Un “marchio”, come la Ferrari, è stato l’eccellenza delle due ruote che tutti ci invidiavano. Divertente, simpatico, spericolato e vincente, tutto perfetto e anzi di più perché anche odiato da Max Biaggi che per alcuni anni interpretò il ruolo del rivale “antipatico”. Belloccio ma riservato sulla sua vita privata e fin troppo riservato nei confronti dell’Agenzia dell’Entrate. L’italiano che tutti saremmo voluti essere? Forse anche nei difetti ci rispecchia e anche se l’immagine vincente negli ultimi anni è un po’ sbiadita, Valentino ha dato sempre l’impressione di lottare e saper perdere.
Una moto non all’altezza (Ducati) o un avversario che ti bastona e ripercorre le tue stesse orme e anzi, nei numeri fa meglio (Marquez), sono alibi solidi per giustificare le sconfitte. Mancanza di “fame” e appagamento potrebbero mai esserci in un ragazzo che, anche quest’anno sarà il pilota più pagato, fra Yamaha e sponsor, intasca oltre 15 milioni di euro. Voi smettereste? Tranquilli, neanche un matrimonio o un figlio disarcioneranno presto Valentino Rossi. Lui e il suo numero 46 in pista serve al motomondiale, serve alle televisioni, serve ai giornali serve agli sponsor e serve anche agli appassionati che da domenica sperano di issarsi “tutti in piedi sul divano” perché Rossi c’è e ci sarà.