«Parità di genere raggiunta», esultava la sottosegretaria Paola De Micheli ritirando, per conto del governo italiano, il premio al summit “Women in Parliaments”, il forum globale che riunisce le parlamentari donne di tutto il mondo. Ma c’è poco di cui gioire, dal momento che «nell’esecutivo guidato da Renzi le donne sono solo 16 su 59» cioè appena il 27%, obietta l’associazione Openpolis. Che contesta duramente l’intervento della De Micheli, «tutto proiettato sul fatto di riportare a casa un premio ingigantendone» il significato, perché «scade nella mistificazione». Anche per «l’enfasi usata dalla rappresentante italiana», giudicata «sbagliata non solo per il contenuto visto che siamo ancora lontani dalla parità di genere ma soprattutto per il contesto».
PERCENTUALI VARIABILI Tutto comincia ad Addis Abeba, al summit Women in Parliaments, ospitato alla Nelson Mandela Hall, sede dell’Unione africana, in collaborazione con istituzioni internazionali come l’Unione Europea, l’Ocse, l’Onu e la Banca Mondiale. All’Italia, alla presenza di circa 140 rappresentanti di 130 Paesi, viene consegnato dalla Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il contrasto alle violenze di genere, Zainab Bangura, un premio speciale nella categoria Ministerial Positions «a riconoscimento degli sforzi compiuti dal governo italiano per l’equilibrio di genere nelle posizioni ministeriali». A ritirarlo c’è il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli che, nel suo intervento (alcuni passaggi sono riportati sul sito della Presidenza del Consiglio http://www.governo.it/Notizie/Ministeri/dettaglio.asp?d=78130), ha ricordato come l’attuale composizione del governo italiano contempli un numero quasi uguale di uomini e donne. «Una parità di genere raggiunta dopo una lunga storia di battaglie in nome delle “donne in politica”, e ora siamo orgogliosi dei risultati acquisiti – ha spiegato –. Non solo abbiamo ottenuto una buona percentuale di donne nel governo, ma anche in Parlamento».
ROSA PALLIDO Ma secondo Openpolis, che alla questione ha dedicato il minidossier “Gender equality fra politica, imprese e lavoro”, pubblicato il 3 marzo , le cose non stanno affatto così. «Il governo nel suo complesso non è stato formato lo stesso giorno, ma si è proceduto a nomine successive per le diverse componenti – rileva il rapporto –. Prima i ministri, poi i viceministri e infine i sottosegretari. Se a questo aggiungiamo gli avvicendamenti avvenuti in corso, evidenziamo come l’iniziale parità di genere sia stata subito abbandonata per arrivare ad oggi ad un dato ben lontano: 27%». Se il 22 febbraio 2014, all’atto della nomina dei ministri, il governo Renzi si presentava formato effettivamente per il 50% da donne, meno di una settimana dopo, con la nomina dei viceministri la quota rosa era già scesa al 32%, per precipitare al 27% con quella dei sottosegretari. Il 10 marzo dell’anno scorso, per effetto di alcuni avvicendamenti sulle poltrone di sottosegretari, la percentuale di donne nell’esecutivo risalì al 30%. Ma tornò a scendere al 28% con le dimissioni rassegnate dall’ex ministro degli Esteri Federica Mogherini (rimpiazzata da un uomo, Paolo Gentiloni) e poi, di nuovo al 27%, con quelle dell’ex ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, che ha lasciato il governo il 30 gennaio 2015.
NOTA STONATA Insomma, secondo Openpolis, nonostante nella scheda del rapporto dedicata al nostro Paese venga «apprezzato lo sforzo e registrato come le ministre con portafoglio siano il 30%», il riconoscimento dato all’Italia è stato poi «ingigantito dalla nota del governo» che non fa «accenno a nessuno dei temi del summit internazionale – donne, democrazia, sviluppo, educazione, lavoro, ricerca – ma è tutto proiettato sul fatto di “riportare a casa un premio” ingigantendone poi il significato». Nonostante «la presenza di donne nel governo Renzi non sia solo diminuita ma abbia perso enormemente peso a seguito dell’avvicendamento fra Mogherini e Gentiloni alla Farnesina». Concludendo, secondo Openpolis, «l’enfasi usata dalla rappresentante italiana è veramente sbagliata non solo per il contenuto visto siamo ancora lontani dalla parità di genere ma soprattutto per il contesto.
Twitter: @Antonio_Pitoni