Se un sacrificio deve essere fatto lo facciano tutti quanti, non solo i politici. Prima però la Corte costituzionale stabilisca se i tagli ai vitalizi sono leciti. Sono queste le opinioni con cui alcuni ex consiglieri regionali del Piemonte spiegano la loro volontà di ricorrere contro la norma che ha decurtato i loro assegni mensili. L’intenzione è emersa mercoledì pomeriggio durante una riunione di ex: alcuni di loro hanno già interpellato un avvocato torinese e altri invece chiederanno un aiuto a Maurizio Paniz, avvocato ed ex deputato del Pdl che sta seguendo i ricorsi di altri ex eletti in Veneto, Friuli, Lombardia e Lazio. Nei prossimi giorni gli avvocati informeranno i clienti sulla via migliore da intraprendere. Tutti rivendicano il diritto al vitalizio al termine della loro carriera. Lo fa Giampiero Leo, politico di Ncd referente piemontese di Comunione e liberazione: “Sono stato io a introdurre Cl ad Aldo Moro a metà anni Settanta – ricorda – sono in politica da quaranta anni. Per quindici sono stato al Comune di Torino, dove ho fatto l’assessore alla Gioventù per 425mila lire al mese lasciando il posto di dirigente in un’azienda che mi rendeva più di tre milioni di lire al mese. In Regione ci sono stato per 25 anni e ho lasciato un quarto dello stipendio per avere il vitalizio”. Ora avrebbe diritto a 5.800 euro lordi al mese: “Mi hanno comunicato che il mio vitalizio sarà di 3.500 euro”. Non proprio una miseria: “Ma togliendo tasse e importi di solidarietà si riduce e scenderanno ancora. Se avessi sfruttato la mia laurea da 110 e lode in giurisprudenza, magari entrando in magistratura e maturando gli scatti di anzianità, avrei guadagnato molto di più”. Per lui questo taglio “è sicuramente un’ingiustizia”. Che dire degli imprenditori costretti a chiudere o degli operai in cassaintegrazione, che a Torino non mancano? “Allora stabiliamo che in questo paese c’è bisogno di uno sforzo di solidarietà da parte di tutti, ma proprio tutti: presidenti emeriti della Corte costituzionale, i grossi avvocati torinesi come Franzo Grande Stevens, i direttori dei grandi giornali come Paolo Mieli. Facciamo un regime monastico, di povertà, o comunista”.
Tra i contrari al taglio c’è Enzo Ghigo, ex senatore del Pdl ed ex presidente della Regione Piemonte. A lui spetterebbe un vitalizio della Regione da 3.343 euro a cui si aggiunge quello di Palazzo Madama da circa quattromila euro: “La Regione ha tagliato in maniera consistente l’assegno a chi ha avuto anche un ruolo da parlamentare”. Si arriva a una decurtazione del 40 per cento: “La reputo una legge ingiusta: sono un politico che in venti anni non ha avuto problemi con la giustizia, ho lavorato con dedizione e governato bene. E sono un libero cittadino che ha fatto un contratto e poi si vede il vitalizio ridotto del 40 per cento”. Se il sacrificio deve esserci, che sia equilibrato: “In questo caso la Regione Piemonte non ha preso una decisione equa. È molto restrittiva, va oltre lo standard stabilito dalla conferenza dei consiglieri regionali”. C’è invece chi, come Angelo Burzi, consigliere regionale per 19 anni nel centrodestra, guarda al principio: “Secondo me è una legge anticostituzionale e la Corte costituzionale, quando verrà coinvolta, esprimerà la sua valutazione”. Perché è illegittima? “Ci sono ‘enne’ motivi di illegittimità – afferma – fondamentalmente è retroattiva”. E lui – a cui spettano poco più di seimila euro – quanto perderà per colpa della retroattività? “Tra i 700 e gli 800 euro ogni mese”. Ne resteranno comunque più di cinquemila euro lordi, non poco. Come risponderebbe alle critiche? “Non risponderò alle critiche, perché le cose illegittime sono illegittime. Non è che la Costituzione va di moda un giorno e altri no”.