Il testo equipara le unioni civili al matrimonio: le coppie sono definite "famiglie", è considerato "vedovo" chi sopravvive al partner e prevede il diritto alla pensione del compagno deceduto. Via libera in commissione Giustizia grazie a 5 Stelle e Partito democratico
Primo sì alle unioni civili: Pd e Movimento 5 stelle hanno approvato in commissione Giustizia al Senato il testo base che ora dovrà andare in Aula. Contrari Forza Italia (astenuto Falanga), il Nuovo centrodestra e la Lega Nord. Il provvedimento prevede anche un’apertura alle adozioni per le coppie omosessuali e la reversibilità della pensione per il coniuge. I matrimoni contratti all’estero, inoltre, saranno trascritti come “unioni civili”.
Il testo, presentato da Monica Cirinnà (Pd) – relatrice del provvedimento noto come “disciplina delle unioni civili” -, equipara le unioni civili al matrimonio: le coppie sono definite “famiglie”, è considerato “vedovo” chi sopravvive al partner e prevede il diritto alla pensione del compagno deceduto. L’adozione del figlio del proprio partner sarà consentita anche alle coppie gay. Si tratta di un nuovo istituto giuridico fondato sull’articolo 2 della costituzione, che riconosce diritti sociali alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Ma c’è il riconoscimento di diritti anche per i conviventi – eterosessuali o omosessuali – tra i quali il subentro nel contratto d’affitto, l’assistenza in ospedale, il mantenimento temporaneo dell’ex partner in difficoltà, e la possibilità di regolare i rapporti patrimoniali di fronte a un notaio.
Proprio le unioni civili erano nel programma di Matteo Renzi, ma fino a questo momento erano state rimandate anche per la divergenza di posizione con gli alleati di governo del Nuovo centrodestra. “Un passo avanti essenziale verso un Paese più moderno, più aperto, più inclusivo”, ha commentato su Twitter Emanuele Fiano (PD). Entusiasta anche il senatore democratico Sergio Lo Giudice: “Una prima tappa verso l’uguaglianza delle coppie gay e lesbiche e delle loro famiglie. L’Italia potrà garantire l’emersione dalla clandestinità e l’acquisizione di quella dignità sociale negata da una legislazione cieca e discriminatoria”.
Critici invece i parlamentari di Forza Italia, Lega Nord e Ncd. “Chi paga?”, ha commentato il forzista Malan. “Mette in discussione il compromesso repubblicano”, ha detto invece Maurizio Sacconi di Area popolare, “che diede luogo alla nostra costituzione ove il matrimonio è collegato alla ‘società naturale'”. Idea condivisa da Federica Chiavaroli – vicepresidente del gruppo al Senato di Area popolare Ncd-Udc – per la quale il matrimonio rimane “solo tra un uomo e una donna”. La preoccupazione maggiore dei dissidenti è però indirizzata alla pratica dell’utero in affitto, per cui Maurizio Gasparri (Fi) ha espresso molte perplessità: “È incredibile che coloro che hanno fatto battaglie femministe diventino promotrici di una proposta in base alla quale la donna si potrà ridurre ad un oggetto che a pagamento mette al mondo figli per conto di terzi”.