I dati del ministero attestano un aumento del 35% dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Secondo la Fondazione dei consulenti del lavoro, però, in otto casi su dieci si tratta di stabilizzazioni di ex collaboratori a progetto, contratti a termine e partite Iva
Dopo i dati preliminari diffusi a metà marzo dal presidente dell’Inps Tito Boeri, ora sono arrivati quelli ufficiali. Nei primi due mesi del 2015, ha comunicato il ministero del Lavoro, sono stati attivati 303mila contratti a tempo indeterminato, 79mila in più rispetto allo stesso periodo del 2014. L’aumento è stato del 35%. Si tratta, almeno in parte, dell’effetto degli sgravi contributivi triennali previsti dalla legge di Stabilità. I numeri diffusi dal ministero non permettono però di capire quanti di questi nuovi dipendenti lavorassero già con contratti precari o di collaborazione nelle stesse aziende che ora li hanno stabilizzati e quanti siano invece effettivamente “nuovi assunti”. A fare una stima ci ha provato la Fondazione consulenti del lavoro, secondo cui l’80% delle assunzioni legate all’azzeramento dei contributi sono stabilizzazioni di collaborazioni a progetto, contratti a termine e partite Iva. I dati non risentono comunque ancora delle norme sul contratto a tutele crescenti e del sostanziale addio all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, perché il realtivo decreto attuativo del Jobs act è entrato in vigore a marzo.
Scendendo nel dettaglio, a gennaio 2015 c’è stato un aumento dei contratti a tempo indeterminato del 32,5% rispetto a gennaio 2014. In termini assoluti sono stati attivati 40.500 rapporti a tempo indeterminato in più rispetto a gennaio 2014. Per la fascia tra i 15 e i 29 anni la variazione tendenziale è stata positiva per il 43,1%. A febbraio invece i contratti a tempo indeterminato sono stati il 38,4% in più rispetto allo stesso periodo 2014 e il 41,4% per gli under 30.
Secondo il ministro Giuliano Poletti “sono dati significativi”. Molto deludenti, al contrario, quelli sul programma Garanzia giovani, finanziato con 1,5 miliardi di euro: a fronte di 476mila iscritti e 233mila “presi in carico”, solo 49mila hanno avuto una proposta di tirocinio, lavoro, formazione, stage o servizio civile. Ottimista Poletti, secondo il quale “il programma sta prendendo velocità” e “se rimane questo ritmo nelle iscrizioni a dicembre potrebbero essere iscritti al programma 800.000 giovani a fronte di risorse per 560mila”.
Bene ma non basta. Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, ha commentato positivamente i dati ma richiede che si mettano in campo azioni strutturali per arginare la disoccupazione. “Non c’è dubbio – ha detto la segretaria generale Cisl- che la decontribuzione sia un fattore positivo ma non basta. Servono azioni strutturali per la crescita e lo sviluppo e per dare risposte ai 3,5 milioni di disoccupati ancora presenti nel nostro paese”.