Al termine del cdm su riorganizzazione giustizia e governance Rai, il premier annuncia la stretta sulla pubblicazione delle conversazioni registrate dagli investigatori. Pochi giorni fa l'intervento di Alfano dopo la rottura sulla prescrizione: "Riforma in pole position"
E tra la riorganizzazione del ministero della giustizia e la riforma della governance della Rai, spuntano le intercettazioni. La riforma andrà in porto “entro il 2015”, afferma il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella conferenza stampa seguita al consiglio dei ministri. “La delega sulle intercettazioni è nel ddl sul penale“, ha precisato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “A seconda dell’iter e dei tempi sul penale valuteremo quale strada seguire: dobbiamo fare di tutto perché il ddl nel suo insieme proceda rapidamente. Escluderei totalmente che il testo sulle intercettazioni andasse ad affiancarsi al ddl sulla diffamazione”.
Dell’intervento sulle intercettazioni la politica discute da un decennio, in particolare su un intervento che limiti drasticamente la possibilità di pubblicare sui media i contenuti delle conversazioni registrate dagli investigatori e trascritte in atti giudiziari depositati. Da qui le polemiche sulla “legge bavaglio“. Il tema è tornato di attualità in questi giorni, con le dimissioni del ministro Maurizio Lupi per quanto emerso dalle carte dell’inchiesta Incalza, nella quale non era indagato. E quando alla Camera si è acceso lo scontro interno alla maggioranza tra Ncd e Pd sull’allungamento dei termini di prescrizione dei reati, passato con l’astensione dei primi, il leader Angelino Alfano ha rilanciato, mettendo sul tavolo la riforma delle intercettazioni.
“Non eravamo su scherzi a parte in Consiglio dei ministri quando abbiamo approvato la riforma delle intercettazioni”, affermava Alfano a Porta a porta il 24 marzo. “Ora questo testo è alla Camera e vogliamo che vada in pole position”. Obiettivo: “Sui giornali devono finire solo cose strettamente pertinenti all’inchiesta, senza romanzi a puntate”.
Oggi Alfano è tornato sull’argomento a proposito delle polemiche seguite alla norma antiterrorismo che consentiva l’intrusione di software nei computer a scopo investigativo, poi stralciata dal provvedimento: “Noi consideriamo la privacy un diritto fondamentale, ma mi fa ridere che chi ha sempre detto di no alla difesa della privacy ed è stato favorevole alle intercettazioni a go-go, gossippare e irrilevanti, oggi che c’è da combattere il terrorismo si svegliano difensori della privacy”, ha affermato il ministro dell’Interno a Mattino 5. E Gaetano Quagliariello, coordinatore del partito, segue a ruota l’annuncio di Renzi: “Intercettazioni, domani alle 11:30 sarò al gazebo Ncd di Roma! Sì a lotta a corruzione e crimine, no a #levitedeglialtri sui giornali”, ha twittato.
In tutt’altri termini è intervenuta Anna Canepa, segretario di Magistratura democratica riunita a congresso a Reggio Calabria: “Si risponde all’emergenza e alle esigenze della cronaca. Bisogna stare attenti a non indebolire questo strumento. Quello che si sta prospettando non vorremmo fosse l’ennesimo bavaglio alla stampa”.
Critico anche il prseidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, intervistato dal Corriere della Sera: “Mi ha colpito il dibattito che si è sviluppato intorno all’esigenza di regolare la pubblicazione delle intercettazioni irrilevanti”, ha spiegato. “Noi siamo contrari alla pubblicazione indiscriminata di ciò che non è attinente al processo. Ma bisogna fare attenzione perché già in passato alcuni testi legislativi hanno provato ad allargare a dismisura il perimetro della non pubblicabilità degli atti”. E comunque, ha aggiunto Sabelli, “se si parla di priorità per la giustizia non si può certo partire dalle intercettazioni. L’impegno, e tanto coraggio, va rivolto anzitutto sul tema della lotta alla corruzione e sulle risorse per la giustizia”.
Sull’ipotesi che la riforma non tocchi solo la stampa, ma anche i pm imponendo per esempio solo la trascrizione negli atti delle intercettazioni “penalmente rilevanti”, intreviene invece Armando Spataro, procuratore di Torino e magistrato di lunga esperienza. Chi decide se una conversazione è o meno penalmente rilevante? “Lo decide il giudice, sentite l’accusa e la difesa”. afferma Spataro. “E la conversazione rilevante non è solo quella in cui l’intercettato parla dell’omicidio commesso, ma anche quella in cui emergono significativi contatti personali o la disponibilità di grosse somme di denaro. Persino parole innocenti possono rivelarsi allusive. È inutile sforzarsi di definire per legge la rilevanza delle conversazioni: è compito dei giudici”.