Che meraviglia ascoltare l’altra sera a Otto e mezzo Oscar Farinetti spiegarci perché sotto Matteo Renzi viviamo nella migliore Italia possibile e, malgrado le motivate perplessità di Gruber, Scanzi e Buttafuoco cullarci con quella sua cantilena da oste furbo nell’idea di un mondo circostante dove padroni e operai vanno a braccetto, le banche ti inseguono per finanziare i più fantasmagorici progetti mentre contestare il Jobs act è “come vestirsi e poi farsi la doccia”, che effettivamente qualche problema può crearlo.

In fondo l’appetitoso Oscar è un Pangloss dei nostri tempi, il precettore da cui nel capolavoro di Voltaire il giovane Candide apprende i primi rudimenti della metafisico-teologo-cosmoscemologia, scienza che dimostra mirabilmente che nel migliore dei mondi possibili tutto è creato necessariamente per il migliore dei fini. E quindi, spiegava il Farinetti del Settecento, i nasi sono stati fatti per portare gli occhiali, infatti ci sono gli occhiali, così come le gambe sono evidentemente istituite per essere calzate, ed ecco che ci sono i calzoni e siccome i maiali sono fatti per essere mangiati, mangiamo maiale tutto l’anno (magari da Eataly).

E così via fino ai giorni nostri dove esattamente come Candido con madamigella Cunegonda, Oscar misura su Renzi i vari gradi di felicità. Il primo dei quali, naturalmente è l’essere amicone del premier mentre il secondo è l’essersi accaparrato, senza gara, l’osteria più grande del mondo a Expo 2015. Per lui miglior Paese non esiste, come dargli torto.

Da ‘Stoccata e Fuga’, il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2015

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