Non ci sarà una commissione di inchiesta sull’ospedale San Camillo di Comacchio a Ferrara. La proposta della Lega Nord è stata bocciata dalla maggioranza dell’assemblea regionale. E così la struttura, ristrutturata di tutto punto nel 2010 a suon di 13 milioni di euro e ora semivuoto e con il pronto soccorso smantellato, rischia di rimanere lì a testimonianza dell’ennesimo spreco sanitario. Nell’interrogazione all’assessore regionale Venturi il capogruppo del Carroccio Alan Fabbri chiedeva una commissione per verificare l’eventuale “sperpero di denaro pubblico e per accertare l’ipotesi di reato di danno erariale”.
E invece non c’è nulla da verificare secondo Venturi, per il quale “gli interventi cui fa riferimento Fabbri erano assolutamente necessari per il mantenimento in sicurezza ed efficacia dell’edificio ospedaliero, e hanno riguardato sia la struttura che gli impianti”. E, quanto alla struttura, il componente della giunta Bonaccini precisa che “la vicinanza al mare dell’immobile aveva creato, in particolare sulle facciate, evidenti situazioni di deterioramento tali da richiedere interventi di manutenzione straordinaria su tutte le parti ‘a vista’”.
Insomma “tutta colpa della salsedine”, per mutuare le parole della replica di Fabbri. “Una risposta surreale”, “un insulto all’intelligenza umana”, che meriterebbe, a parere del leghista, “un richiamo da parte del presidente della Regione alla decenza”. Di più, “una presa di distanza di Bonaccini, e seri provvedimenti”, visto che “Venturi è pagato, con soldi pubblici, 8.584 euro al mese (più 4.500 tra indennità di funzione e rimborsi), comprensivi del ‘rinforzino’ da dirigente, che ha voluto mantenere” e “non si deve permettere di dileggiare cittadini e pazienti”.
Sfogo padano a parte, Venturi latita quanto a cronistoria dell’ospedale comacchiese. Il progetto per il rifacimento del nosocomio, inaugurato con tanto di promesse di rosei futuri da Errani in campagna elettorale per le regionali 2010, risale a dieci anni prima. Il piano di restyling venne portato avanti dall’allora direttore generale dell’Ausl Fosco Foglietta, al vertice dell’azienda sanitaria dal 2002 al 2010. Dalla sua relazione si evince che per il San Camillo vennero stanziati 11.533.000 milioni di euro (più 1.422.000 milioni per arredi e nuove tecnologie). Di questi solo 585.000 furono usati per la “cappottatura esterna”, logorata probabilmente sì dalla salsedine, ma 35 anni dopo la costruzione della struttura.
“Ironia della sorte – aggiunge in proposito Manrico Mezzogori, portavoce della Consulta per il San Camillo – non si sono preoccupati di rimuovere i tetti in eternit (che cadono a pezzi come avvenuto anche recentemente) che ricoprono i manufatti di servizio quali ad esempio l’ex farmacia”, preferendo invece “depredare i reparti di degenza e gli arredi mai utilizzati”. Arriviamo ad oggi, quando “con un semplice colpo di spugna – lamenta in aula Raffaella Sensoli del M5S -, si passa a un depotenziamento generale di tutti i servizi. Solo per mettere una pezza a quell’enorme scandalo che è diventato Cona. Il nostro sospetto è che, quanto fatto per Comacchio, serve per coprire uno dei più grossi scandali della sanità regionale e nazionale, rappresentato da Cona”.