I cinque alunni della scuola media di Piove di Sacco hanno filmato con uno smartphone la scena e l'hanno postata sui social network
Sarà stato un gioco, una “goliardata” come la definisce il sindaco Davide Gianella ma i cinque ragazzi della scuola media dell’istituto comprensivo numero uno di Piove di Sacco (Padova), l’hanno fatta grossa. Si sono incappucciati, si sono procurati un finto coltello, trovato la comparsa che veste i panni della vittima e simulato una vera e propria decapitazione. Una scena agghiacciante quanto quelle reali che arrivano dalla Siria. Ma stavolta il set è stata una palestra. Il tutto filmato con uno smartphone e fatto girare sui social network. Un tam tam virtuale che è arrivato anche alla dirigente scolastica Franca Milani che ha sospeso i ragazzi con un provvedimento disciplinare. Non stiamo parlando di adolescenti islamici e tanto meno di immigrati ma di cinque ragazzi italiani, provenienti da famiglie per bene, con buoni profitti scolastici.
Cinque giovincelli che hanno deciso di mettere in scena una decapitazione nella palestra della scuola. Nella fotografia, postata dai ragazzi su Instagram e fatta girare con WhatsApp, si vedono due di loro con giacconi scuri e il volto coperto da cappucci e sciarpe. Un altro con una camicia bianca tiene in mano il cellulare e assiste alla scena. La vittima, con un reggiseno colorato e i capelli corti (non si capisce se maschio o femmina), inginocchiata, alza le mani mentre uno dei compagni mostra la lama del coltello sulla sua gola. Un film, purtroppo, già visto alla televisione troppe volte. Tutto è stato replicato alla perfezione. Difficile capire le motivazioni. Alla scuola media la notizia ha fatto il giro delle classi e la dirigente si è trincerata dietro il “no comment”. Nemmeno risponde al telefono. Lascia ad altri il compito di ripetere che non parla con i giornalisti. A spiegare la vicenda è invece il primo cittadino di Piove di Sacco, Davide Gianella, 34 anni, avvocato: “Sono stupito che mi abbiate chiamato tutti. Siamo di fronte ad una fame giornalistica che non capisco: sono tredicenni che stavano ridendo mentre facevano quell’azione e non si sono resi conto che quella simulazione poteva avere dei risvolti gravi. Hanno persino pubblicato il video. Non voglio minimizzare il fatto ma va riportato nell’alveo di quel che è. Sono ragazzi del paese, italiani, ma anche se fossero stati stranieri cosa sarebbe cambiato? Si tratta di una goliardata. Non è giusto che questa oggi diventi la notizia del giorno. Hanno simulato quel gesto perché i media hanno potere così Internet. Non giustifico quanto hanno fatto ma i giornali, la TV, la Rete hanno la loro responsabilità. Se questa notizia non avesse avuto risalto sarei stato felice per i ragazzi”.
Più preoccupato don Giorgio Dechecci, il prete della parrocchia dell’istituto frequentato dai cinque ragazzi: “Siamo di fronte all’emulazione. Non dimentichiamo l’età di questi ragazzi. Sono adolescenti che cercano attenzioni, hanno un bisogno incredibile di essere ascoltati. La preside ha fatto bene a sospenderli perché serviva un gesto per far comprendere loro di aver travalicato il buon senso, le regole. Ma non possiamo lasciarli soli, esporli al pubblico ludibrio come se fossero le bestie della scuola. Questo sarebbe un errore. Mi auguro che non ci si fermi al singolo provvedimento disciplinare”.