Una tre giorni con esposizioni di fotografie, disegni e quadri – dal contenuto più o meno esplicito – di numerose artiste e artisti e ci saranno anche due performance, di Francesca Arri e di Adele Ceraudo. L'obiettivo? Mettere insieme finanziamenti per realizzare cortometraggi pornografici
L’impresa si è preannunciata difficile fin dall’inizio: trovare finanziamenti per cortometraggi pornografici diretti da donne, in Italia. Eppure Le ragazze del porno – gruppo nato un anno fa e composto dalle undici registe – hanno deciso di provarci lo stesso. Prima hanno avviato un crowdfunding, cioè una raccolta fondi online, con tanto di gadget (magliette e shopper), poi hanno ideato “Art for porn”, una mostra a Roma con opere d’arte, il cui ricavato serve per finanziare il loro progetto. In un anno sono riuscite a raccogliere 20mila euro. “Un buon inizio, ma servono molti più soldi per sperare di fare un film a testa. Per adesso siamo riuscite a realizzare Insight, diretto da Lidia Ravviso e interpretato da Slavina (co-autrice) e da Alberto Alemanno – spiega Monica Stambrini, una delle registe. – Tra poco cominceremo a girare Queen Kong e poi ne abbiamo altri in programma. Il futuro dipende anche da come andrà la mostra di Milano”. “Art for porn”, infatti, raddoppia e, dopo l’edizione romana, da venerdì 27 a domenica 29 aprile sbarca alla galleria “Le Dictateur”, in via Nino Bixio 47, a Milano. Per tre giorni saranno esposte, ed in vendita, fotografie, disegni e quadri – dal contenuto più o meno esplicito – di numerose artiste e artisti e ci saranno anche due performance, di Francesca Arri e di Adele Ceraudo.
Il progetto Le ragazze del porno, di cui fanno parte Industria Indipendente, Anna Negri, Regina Orioli, Lilith Primavera, Titta Cosetta Raccagni, Lidia Ravviso, Emanuela Rossi, Slavina, Federica Sozzi, Monica Stambrini, Roberta Torre, rappresenta la prima esperienza collettiva di cinema porno erotico femminile italiano e nasce dal desiderio di mostrare una visione del sesso non omologata, femminile, d’autore e indipendente. Progetti simili sono stati realizzati in Svezia da Mia Engberg con Dirty Diaries, in Spagna da Erika Lust e da un’attiva scena post-pornografica indipendente, in Francia dalle registe coinvolte nelle antologie di corti X-Femmes prodotte da Canal +.
“La parola porno è stata un po’ una provocazione, – sottolinea Stambrini – un modo per definire che non intendo focalizzarci soltanto sull’erotico, ma spingerci oltre, verso un realismo. È sicuramente una parola che attrae e che intimorisce allo stesso tempo, soprattutto in Italia, dove per ora non siamo riuscite a trovare finanziamenti da istituzioni o da canali ufficiali, a differenza di quanto avviene in altri Paesi d’Europa, anche vicini a noi. Se qualcuno ci dicesse che ci finanza, senza censura, noi saremmo contente. Con questo progetto ci siamo rese conto che c’è domanda, rispetto a quello che stiamo facendo, e anche molta curiosità. Sicuramente c’è chi sta aspettando di vedere quello che siamo capaci di realizzare. E noi siamo fiduciose”.